Il simbolismo della religione del calcio è tutto nella sacralità del momento che ieri, intorno alle 19, viene immortalato e consegnato ai fedeli: Messi, il messia del pallone, cammina sull’erba del San Paolo. La casa del padre Diego, il D10S: amen. Cioè vamos: a 32 anni, e dopo un’attesa prolungata sin da quando la sua stella ha cominciato a brillare rispettosa accanto alla cometa di Villa Fiorito, Leo ha respirato il Grande Paragone e oggi sfiderà il Napoli. Con la maglia del Barça, proprio la squadra che per prima portò il Diego in Europa, e con quel numero, il 10 santificante: se questi non sono segni e simboli, beh, allora bisognerà rileggere le scritture. Sì: Messi a casa di Maradona è una bellezza, una gioia, un’emozione. E’ una conseguenza inevitabile. Un appuntamento ideale del destino tra i due mancini del cielo d’Argentina. E la quint’essenza del genio e dell’estro: un po’ come l’appassionato signore napoletano che offre mozzarelle sacre a lui e ai suoi compagni all’esterno dell’albergo che ospita la squadra. Nel nome del padre, del figlio e del calcio. fonte: CdS