La norma di riferimento è la legge sul diritto d’autore del 1941, la famosa 633, modificata nel 2003, che prevede anche la reclusione per chi utilizza, senza pagare, spettacoli e opere coperte dal diritto d’autore. Un film, gli spettacoli calcistici, o le serie televisive sono protette dal diritto d’autore: si paga e si ha diritto a vederli. Rischia multe e confische degli strumenti tecnologici chi si impossessa di quei contenuti e li ritrasmette rivendendoli a poco, ma rischiano anche gli utenti. Due anni e mezzo fa, un palermitano venne condannato a quattro mesi di reclusione e 200 euro di ammenda per violazioni della legge 633. La Cassazione confermò la sentenza. Nel caso di gestori di canali Iptv pirata le pene sono più severe, arrivando alla reclusione fino a 4 anni e una multa di 15mila euro. Ha spiegato Federico Bagnoli Rossi, segretario generale della Federazione antipirateria audiovisiva: «La pirateria è un problema sottovalutato, con il 75 per cento degli adulti e l’84 per cento degli adolescenti convinti che non faccia troppi danni. Invece la pirateria audiovisiva ha prodotto un miliardo di euro di danni in Italia, con perdita di oltre 455 milioni di pil, 203 milioni di mancato gettito fiscale e rischio per 5900 posti di lavoro».
Fonte: Il Mattino