È scaduto il tempo e ora che si va incontro al futuro, bisogna costruirselo: a sessantasei giorni di distanza dall’insediamento, da quell’istante in cui – fatalmente – sembra di essere immersi in una immensa luna di miele, Rino Gattuso strappa via la maschera, come riporta il CdS, esce dal conformismo, pure quello dialettico, e proietta il Napoli nel futuro, che comincia a Cagliari ma poi s’allunga sino a maggio. E stavolta ringhia, ma per davvero, affinché s’avverta nell’aria il timbro d’una voce possente, che non fa sconti, neanche a se stesso, e che suggerisce a modo suo quale sia l’orizzonte da inseguire.
Gattuso, fuori in quattro, ma con il rispetto che si deve a Milik, Lozano e Koulibaly sono le motivazioni per l’esclusione di Allan che fanno rumore. «Allan non è convocato perché non si è allenato come piace a me: ha fatto delle gran camminate e dunque è giusto che resti a casa. Niente polemiche, né ulteriori commenti: vediamo come preparerà la partita con il Brescia ed eventualmente rientrerà».
Questa scelta sa di spartiacque. «Avevo avvisato: finito il mercato, bisogna pensare al Napoli per 24 ore al giorno. Io devo gestire un gruppo intero, non posso applicarmi su uno solo solo. E adesso bisogna pedalare».
Gli altri hanno problemi di natura fisica, invece. «Koulibaly non si sente al 100%, Milik ha un’infiammazione a un ginocchio, Lozano una contrattura a un adduttore».
Si può dire che sta cercando di fondere certe sue idee, in chiave difensiva, con una natura spiccatamente offensiva di questa squadra? «Il calcio va vissuto nelle due fasi. Da quando sono qua, ho commesso un errore: tentare la pressione alta quando la palla ce l’avevano gli avversari. Ma non riusciamo a farcela. E allora inseguiamo un equilibrio».
Mertens per lei – giustamente – è tanta roba. «Può essere il valore aggiunto, ha giocate di grande qualità, vede la porta, è furbo e si sa muovere. Mi piace molto. Senza di lui abbiamo perso tanto».
Ripartirà dal tridente da favola…? «Ho calciatori forti in attacco e decido di partita in partita. In questo momento sto dando pochissimo spazio a Llorente – che è un grande professionista – e a Lozano. Ma voi, chiaramente, parlate solo del sudamericano, che è costato 50 milioni. In Messico mi massacrano e va bene, vuol dire che non andrò laggiù in vacanza. Ma io devo pensare al bene della squadra e mi spiace per Fernando e per Hirving».
Allena una squadra «bipolare». «Siamo forti e facciamo tutto a mille all’ora, sono ragazzi che non mi danno mai modo di sbroccare. Ma a volte, la notte, sono lì con gli occhi spalancati, ho gli incubi, però c’è una spiegazione a certe pause: dobbiamo riflettere e non possiamo considerarci più forti degli avversari. Vorrei fare partite a campo aperto, ma oggi dobbiamo portare avanti un’altra strada».
Il Cagliari sa di trappola, come il Lecce. «Fa un gioco che ci dà fastidio, riempiono sempre l’area, recuperano bene palla. Servirà molta attenzione».
Maran vuole svoltare, ovviamente. «Sarà una sfida difficile ma pure noi abbiamo bisogno di vincere per dare continuità al successo con l’Inter».
Nel suo Napoli c’è sempre Demme… «Calciatore importante, fa tanti chilometri e ci dà equilibrio: ma mi piace anche Lobotka, cui manca un po’ di condizione e devo essere bravo ad aumentarne il minutaggio».
La Redazione