Chi vuol sapere che cos’abbia Gianluigi Buffon al posto del cuore non ha che da guardare due fotografie: quella scattata giovedì sera allo stadio milanese di San Siro pochi minuti dopo la fine del match Milan-Juventus, e quella, quasi una fotocopia, che risale a due anni fa, precisamente a domenica 22 gennaio 2017, scattata questa volta allo Stadium di Torino ma sempre al termine di una partita, nel caso specifico una Juventus-Lazio che vide i bianconeri trionfare per due a zero. Due sorrisoni, due arbitri arpionati in un abbraccio, una sola evidente didascalia che suona più o meno tutto-è-bene-quel-che-finisce-bene. Certo, per avere una prova due indizi non bastano, Agata Christie dice che ce ne vogliono almeno tre e perciò, mettetevi l’anima in pace, nessun giudice sportivo o magistrato ordinario ma neanche il più pervicace dietrologo saprebbe che farsene, di questi scatti colti al volo da fotografi chissà se malevoli chissà se compiaciuti, perché poi vedere persone sorridere fa sempre piacere, fa sempre bene al cuore. Ah ecco, dicevamo il cuore: la terza fotografia, per la verità, esiste, ed è quella che ritrae ancora una volta il nostro mitico portierone in un altro post partita. Quello, indimenticabile, del Bernabeu. Era l’11 aprile 2018 e gli strisciati avevano compiuto l’incredibile impresa di rimontare tre gol al Real Madrid in casa loro. Poi però era arrivato l’arbitro guastafeste a rovinare tutto, assegnando ai Blancos un rigore a tempo praticamente scaduto, e addio sogni di gloria, addio corsa alla Champions. Quella volta, per Gigi l’amicone non furono abbracci ma lacrime e stridore di denti: dovette subire persino l’onta del rosso, l’umiliazione dell’espulsione alla sua ultima (diceva allora) esibizione nel più prestigioso torneo europeo, il povero Gianluigi defraudato, roba che da sola imponeva un subitaneo cambio di programma: e infatti rieccolo, prima con la maglia di quegli ingenui dei parigini e poi di nuovo con l’inossidabile Vecchia Signora, rieccolo alla riconquista del diritto perduto.
Ma non divaghiamo, insomma quella serata, se solo avesse avuto l’umiltà di mettersi a riflettere da adulto invece di frignare come un qualsiasi napoletano vittimista, il nostro pur sempre portiere campione del mondo avrebbe potuto facilmente catalogarla come la Serata del Contrappasso. Un rigore all’ultimo istante? E per di più alquanto dubbio? Con espulsione del portiere? E che sarà mai? Ogni domenica questo e altro, sui campi italiani. Una volta a te, un’altra a me. Ops. A lui, alla sua Juve? Ma quando, ma come? Povero Buffon, l’unico a non aver capito che era scattata la punizione dantesca, quella sera. A non sapere che la domanda sulla spazzatura al posto del cuore ce la facciamo tutti, ogni domenica o giù di lì, perché a turno un po’ di spazzatura tocca a tutti. Tranne che a loro. Che a loro restano le foto ricordo formato sorriso con l’arbitro, e un rigore (sacrosanto) per fallo di mano concesso all’ultimo minuto. A noi, persino ventiquattr’ore prima, un rigore identico spiccicato sempre per fallo di mano, ma negato. E zero foto, certo. Ma tanta dignità in più. Fonte: Il Mattino