Sì il Napoli è a 2 facce!
Lo dice la storia stagionale, che va dal Liverpool al Liverpool, o dall’Atalanta alla Juventus, o dalla Lazio all’Inter e poi s’inabissa tra il Parma, il Bologna, la Fiorentina, il Lecce che, con rispetto parlando, rappresentano tecnicamente un universo meno abbagliante ch’è sembrato di competenza di Freud più che di Gattuso. «Ma non è una questione di testa»: né dev’esser di cuore, ci mancherebbe, però forse le distanze tra i limiti e i pregi ora si sono assottigliati e dev’essere stata la natura stessa della squadra, che comincia a vacillare dinnanzi alle responsabilità che derivano dall’«essere autorevole», a richiedere un intervento così ideologicamente «sovversivo». A Milano, contro l’Inter, il 4-3-3 è stata una maschera che Gattuso ha calato sul volto del Napoli nella disposizione iniziale; poi, sottraendo a quel corpo il diritto di palleggiare in faccia all’avversario, ma spingendolo a razionalizzare, è diventato immediatamente 4-1-4-1, con linee più inclini alla copertura che alla spregiudicatezza. Elmas esterno ha avuto un senso, come già a Ferrara, e al resto hanno provveduto Zielinski e Fabian da mezze ali, Callejon nelle sua versione più moderata , Mertens a fungere da disturbatore sulle prime uscite e Demme da equilibratore. Detto così, è semplice: ma il Napoli ha sempre corso, in passato, in avanti, mentre ora ha cominciato anche a governare lo spazio, occupandolo. Fonte: CdS