«Certo che si può dire – e anche scrivere – che per la Champions ci siamo anche noi». Rino Gattuso sa dove posare il suo sguardo, in quel panorama che ora brilla di luce propria, ha persino riacquisito i suoi colori naturali, e che induce all’ottimismo più sfrenato, anche se l’Atalanta è a dodici punti e la Roma ancora a nove. «Si sta riaprendo il campionato. Ma noi dobbiamo prima evitare questa trappola, si chiama Lecce, e poi continuare, continuare, continuare». Ma il Napoli è riemerso da se stesso, dalle sue inquietudini, ha soffocato dall’anima quell’eco stordente d’una notte «brava» che Insigne ha catalogato come «un casino collettivo in cui ognuno la proprie colpe» e si è rimesso a fare ciò che sa: disegnare sogni, per sé e per quei quarantamila che l’aspettano al San Paolo, in uno stadio che Gattuso potrà vivere a modo suo. «Abbiamo ricreato entusiasmo e già questo mi sembra un bel passo avanti. Però dobbiamo vincere, sapendo di affrontare un Lecce che gioca bene, che è capace di venire a palleggiarti in faccia, che è stato capace di restare imbattuto con Juventus e Inter. Io voglio vedere ancora e sempre la sana cattiveria che può spingerci a guardare la classifica». Caccia al terzo successo di fila in campionato.
CREDIAMOCI. Il concetto è semplice, come conferma il CdS, e sta dentro a quello che sembra quasi un mantra, ora che c’è la possibilità di declamarlo, avendo deciso di ritoccare in corso d’opera il «progetto» iniziale: 4-3-3, come nella epoca della Grande Bellezza, però senza aver la pretesa di farle il verso. «A Marassi, dopo i primi venti minuti, siamo andati in difficoltà perché abbiamo smesso di muoverci. E invece dobbiamo creare le linee di passaggio e non aver paura, trasformando una rimessa laterale degli avversari in un assedio. E’ vietato aver paura, perdere la sicurezza, e semmai si deve sempre credere in noi stessi».
IL FUTURO. E’ impossibile andare a leggere in quella palla di cuoio che ha smesso di offrire rimbalzi irregolari, però adesso s’intravede una luce che sa di speranza: l’Europa League è a portata di Napoli, il resto viene avvolto nel mistero di una stagione ancora lunga, indecifrabile ma fronteggiabile che può schiudere le porte della Champions e anche quella di una riconferma garantita tra le pieghe del contratto in caso di miracolo. «Ma non è il mio futuro quello che conta, semmai le prospettive del Napoli. Io ho un contratto di un anno e mezzo con delle opzioni, però il mio obiettivo è pensare a Lecce, poi all’Inter, poi alle altre partite. Sono orgoglioso di allenare questa squadra, se la stuzzichi recepisce subito».
LE STAR. E il resto l’ha fatto il destino, restituendo ciò che ha tolto, aggiungendo altro dal mercato allestito rivisitando se stesso, ciò ch’era stato deciso in estate: «Koulibaly giocherà e anche Politano può essere un’opzione; Fabian non è al 100%; Allan si allena da 4-5 giorni e lo valuterò. Ci aspetta una sfida complicata, devo fare i complimenti a Liverani per quello che sa proporre sin da quando fece il miracolo di salvare la Ternana. Non dobbiamo diventare nervosi, né buttarla in caciara: abbiamo tanta, ma tanta qualità ed allenare questi ragazzi mi dà piacere. E questa con il Lecce non è una partita da tre punti, vale molto ma molto di più». E’ un ponte da allungare verso una destinazione ormai nota…
La Redazione