Tra le austere stanze di un palazzo nel West End di Londra e quelle luminose di uno studio legale a Park Avenue, New York, sta germogliando un’idea impensabile solo dieci anni fa: trasformare la Serie A in una nuova Premier League. Più competitiva, equilibrata, ricca. Ma per farlo, serve trasformare un campionato dominato da una sola squadra in un torneo con più protagoniste, perché aumenti il fascino anche all’estero. Se la Juve è il centro, sta cambiando tutto il resto. Ci sono cinque proprietà straniere, di cui tre americane, una canadese e una cinese, che stanno trasformando il dna finanziario del nostro campionato. Altri club potrebbero finire in mani straniere, come la Sampdoria, forse il Parma e il Genoa, e accelerare la transizione. Con il passaggio della Roma dal bostoniano James Pallotta al texano-californiano Dan Friedkin, ci sarà anche il primo cambio di testimone tra proprietà americane, una cosa da Premier.
Il dominio bianconero inquieta le cinque proprietà straniere che stanno trasformando i contenuti finanziari del campionato. Altri club potrebbero finire in mani non italiane, come la Samp, forse il Parma e il Genoa, e accelerare la transizione. Con il passaggio della Roma dal bostoniano Pallotta al texano-californiano Friedkin, ci sarà anche il primo cambio di testimone tra americani.
IL «SISTEMA»
La trasformazione finanziaria del nostro calcio può portare al cambiamento culturale. Negli ultimi anni sono arrivati Paul Singer, patrimonio di 3,5 miliardi di dollari, la famiglia Saputo, 5 miliardi, il gruppo Suning, 19 miliardi, ed è atteso Friedkin, 4,2 miliardi. Il calcio italiano,
La Juve sarà d’accordo? No. Ma gli analisti di uno studio a Park Avenue, che hanno studiato il