Diego Demme, ovvero il nuovo che avanza spedito. E che riesce in men che non si dica a prendere la squadra per mano: facendola ragionare, girare velocemente, indicando quelle linee di passaggio, quei corridoi e scorciatoie che (spesso) in precedenza non erano ben visibili. Hai detto niente se poi con l’inserimento del fresco arrivato è già un bell’andare e a tratti pure un bel vedere, se i conti hanno ripreso quasi sempre a tornare e quadrare. Con la Fiorentina come unica eccezione in un pentagramma vincente e convincente (Juve e Samp in campionato, Perugia e ancora Lazio in Coppa Italia), assicurando linearità, regolarità, punti di riferimento precisi. Ciò che ci voleva, probabilmente, per ritrovare quel centro di gravità permanente…. Equilibratore, stabilizzatore, normalizzatore, chiamatelo come volete: fatto sta che con l’italo-tedesco lì, in mezzo al campo (per intenderci, alla lontana un po’ il Ciccio Romano della situazione, secondo il Corriere dello Sport, quando ai bei tempi si decise che occorreva un certo tipo di metronomo) tutto pare avere più senso.