“A disposizione dell’allenatore, signor Maurizio Sarri…”, dice lo speaker alla lettura della formazione bianconera, e il San Paolo scatena un diluvio assordante di fischi che squarcia il cielo e spacca i timpani. Poi, silenzio: ignorato fino alla fine. E sconfitto: da Zielinski, un vecchio e caro allievo, e soprattutto da Insigne. Proprio come Higuain, Sarri si è legato alla Juventus, e anche per il Pipa, valanghe di fischi e cori irripetibili che sono un classico, ormai. Nell’ ultima al San Paolo, il tecnico di Figline si era inchinato alla curva, ma nessuno, all’epoca, fiatò: il popolo del Comandante pianse soltanto lacrime napoletane, lacrime d’amore vero, fino alla scelta di girare un film in bianco e nero. Dall’epoca, la tristezza s’è trasformata in rabbia. E ieri in fischi: quarantamila che sembravano ottantamila. Pochi secondi, ma di autentico frastuono. Poi, si gioca e non c’è tregua per Higuain, bersagliato continuamente: verrebbe quasi da dire che un pupillo gli fa da scudo. Proprio così: ma un altro, sin dai tempi di Empoli, lo castiga: Zielinski. Ahia. E al minuto 87 un napoletano vero e verace, il capitano, lo piega: tira Insigne, certo, ma segna tutta la città.
CdS