Gattuso in conferenza: “Contro la Juventus voglio che il Napoli tiri fuori il veleno”

Il tecnico degli azzurri: "Il palleggio della Juventus ti fa venire il mal di testo"

La prima conferenza di Gattuso nelle gara della “vita” per tutti i tifosi azzurri analizza il momento della squadra, come riporta il Corriere dello Sport e parla del grande ex Sarri:

«La partita con la Juventus rappresenta tanto e noi dobbiamo dare continuità alla nostra prestazione». E’ vietato distrarsi, perché la Lazio è quasi un’altra storia, e ora che il campionato si ripresenta e porta con sé i fantasmi di quattro sconfitte in cinque partite, il rischio di ritrovarsi sul ciglio del burrone va scongiurato, magari facendosi furbo, non limitandosi a ringhiare ma infilandoci dentro anche un pizzico di «provincialismo», può darsi che aiuti: «Non farò come in alcune gare, non andremo a pressarli come forsennati e dunque concedere loro campo sin dalle prime uscite: loro se si mettono a palleggiare ti fanno venir mal di testa». Stadio San Paolo, saranno in quarantamila, saranno lì anche per Sarri, per il Pipita, per uomini che Gattuso non esita a difendere, per convinzione non per corporativismo: «Per me Sarri è uno dei più forti al mondo e io del suo calcio ho anche tentato di fare qualche copia e incolla. Sulla sua scelta di andare alla Juventus, come per Higuain, ho una opinione personale che non contempla la parola traditore: siamo professionisti, comprendo e pure io che sono stato per anni al Milan, in un’epoca di trionfi, dico mai dire mai dinnanzi alla eventuale possibilità, se un giorno dovessero chiamarmi, di andare all’Inter». 

NON TI SFIDO

E’ già chiaro cosa sia o possa diventare questo Napoli-Juventus, va intuito tra le pieghe d’un discorso che Gattuso sintetizza in alcuni passaggi, testimonianza di uno stato d’animo «alterato» da troppi accadimenti e forse infarcito da un pizzico di paura che s’avverte, dopo quarantasei giorni in trincea e con l’unica soddisfazione regalatasi a Reggio Emilia, in quella notte che si perde tra le pagine del calendario. «Voglio giocatori motivati e disposti a lottare, che avvertano il pericolo e tirino fuori il veleno. Non mi piace soffrire, non sono masochista, ho visto responsabilità e disponibilità nei giocatori e questo mi ha aiutato: ma bisogna insistere, sapendo che loro, anche nella fase passiva, meriteranno tutta la nostra massima attenzione». 

UMILTA’

E’ cominciata, insomma, un’altra vita, che va a specchiarsi con la dolorosa realtà di quest’epoca ch’è racchiusa nei ventiquattro punti e una dimensione nuova, insolita rispetto all’ultimo decennio: «Sarri ha lasciato un solco e il suo modo di interpretare il calcio mi è sempre piaciuto. Ma stavolta, per affrontarli, non sarà sufficiente, bisogna essere lucidi e pensare ciò che si va a fare, come ci si comporta nelle linee di passaggio per coprirle. La vittoria sulla Lazio è un segnale, ma non basta, perché con la Fiorentina la prestazione è stata bruttissima». 

 

TESTA E CUORE

E questa Napoli-Juventus, in cui può nascondersi, per una notte soltanto, la conversione ideologica d’una squadra abituata ad essere autorevole, servirà per svelare la propria identità: «Bisogna essere squadra, per cominciare: ci mancano calciatori importanti, ma ora con Demme abbiamo trovato un riferimento, un uomo che trasforma in semplici le cose difficili. E Insigne, per me uno dei talenti più puri dell’ultimo decennio, ha brillantezza per puntare l’avversario. Ma io non dirò molte cose, non faccio discorsi motivazionali, parlerò come sempre due e ore mezza prima della partita: e ascolterò il mio cuore e la mia testa».  

La Redazione

 

 

 

 

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