Il presente si chiama Floriana (Malta), il futuro potrebbe chiamarsi Italia, ma il passato di Riccardo Gaucci non può che chiamarsi Perugia. Suo padre Luciano è stato il vulcanico presidente di quella squadra tra gli anni 90 e l’inizio del terzo millennio rappresentò il primo esempio di globalizzazione nel mondo del calcio. Giapponesi, arabi, e giovani italiani di talento: di tutto un po’. In quella generazione di fenomeni c’era anche un giovanissimo Rino Gattuso (alla prima esperienza lontano dalla Calabria) che nel 1997 vinse lo scudetto Primavera in squadra proprio con Riccardo.
Esperienze che non si dimenticano, anche a distanza di anni.
«Conservo ricordi bellissimi di quel periodo e non solo perché abbiamo vinto il campionato insieme».
E perché?
«Anche fuori dal campo con Rino avevamo una bellissima amicizia. Già a 16-17 anni si vedeva che sarebbe diventato un grandissimo giocatore».
Da cosa si capiva?
«In qualunque allenamento si mangiava l’erba del campo».
E fuori dal campo?
«Era un ragazzo eccezionale, umile e sempre disponibile».
Ci racconti un episodio della vostra amicizia.
«In ogni squadra ci sono sempre gruppetti che vanno per conto proprio. Il nostro era formato da me, Gattuso, Storari e Riccio, che oggi è il vice di Rino a Napoli. Ci capitava spesso di andare in contrasto con l’altro gruppo e una volta, durane un pranzo, Rino lanciò una sedia a un compagno di squadra che faceva parte dell’altra fazione. Non eravamo tipi che ce le mandavano a dire, ma una volta in campo lottavamo per l’obiettivo comune».
Nonostante la vostra amicizia, però, Gattuso scappò notte tempo da Perugia per andare in Scozia ai Rangers di Glasgow.
«Fu un errore della mia famiglia».
Perché?
«Mio padre gli offriva un contratto ai minimi federali e da Glasgow rilanciarono con un’offerta importante. Fin da subito dissi che la sua fu una scelta sacrosanta. Andò via di notte e io non ne sapevo nulla».
E allora oggi con che occhi seguirà la partita tra il Napoli di Gattuso e il Perugia?
«Per il Napoli non sarà facile: il Perugia ha ritrovato l’entusiasmo con Cosmi. Ma la qualità della rosa di Gattuso è superiore».
Continuiamo a riavvolgere il nastro dei ricordi: il vostro Perugia era quello di Nakata, Gheddafi junior e tanti talenti che arrivavano da paesi lontani, come mai?
«Eravamo costretti a farlo. All’epoca non c’erano i diritti tv di oggi e quindi dovevamo competere con la nostra ridotta disponibilità. Dovevi per forza andare a trovare giocatori forti in altri campionati dove si guadagnava di meno. Nakata, ad esempio, fu un bell’investimento».
Poi c’è stato il crac della gestione Gaucci: oggi che fine ha fatto suo padre Luciano?
«Papà è ritornato nella Repubblica Domenicana per motivi di salute. Tornando a quegli anni l’errore è stato commesso da lui: quando fai parte di un sistema e poi ti ci metti contro, quello stesso sistema ti fa fuori».
Cosa intende?
«A un certo punto papà pensava di essere intoccabile, si è messo contro delle persone che comandavano in Italia e non gliel’hanno permesso. Purtroppo è il nostro grande rammarico, avesse volato basso saremmo ancora lì».
Quindi, le manca questo calcio?
«Molto e spero di tornarci presto. Anche perché oggi in serie A ci sono più soldi per le società medio-piccole, cosa che ai nostri tempi avrebbe fatto la differenza. Il nostro Perugia oggi avrebbe molte più possibilità. E poi ora ho accumulato molta esperienza».
Come è arrivato a Malta?
«Grazie all’ex segretario generale che mi ha portato in vacanza qui per un giorno. C’era la possibilità del Floriana che non navigava in buone acque. Sono qui da 5 anni e abbiamo vinto coppa, super coppa, giocato i preliminari di Europa League e ora siamo primi in classifica. Questa è una è realtà piccola però mi ha aperto un miliardo di orizzonti. Si possono vedere molti mercati calcistici. Ci sono giocatori che nessuno penserebbe mai, ma sono fortissimi. Ho preso anche un palestinese. Ma mi piacerebbe tornare in Italia, visti anche i tanti sacrifici che ho fatto».
Oggi c’è Napoli-Perugia, sarebbe potuta essere anche la sua partita visto che suo padre fu a un passo dalla presidenza del club azzurro nel 2004 contestualmente al fallimento: poi cosa andò storto?
«Con la mia famiglia siamo stati davvero vicino al Napoli. Non me ne sono mai occupato personalmente ma papà diceva sempre che era tutto per fatto».
E poi?
«De Laurentiis fece un’offerta a papà, ma lui non accettò. Così mio padre fu fatto fuori e De Laurentiis si è preso il Napoli. Per me è stato un peccato perché avremmo potuto unire le forze. A chi non piacerebbe oggi far parte del Napoli? Peraltro con le conoscenze che ho maturato in questi anni sarei pronto a tornare di corsa in un club italiano». Fonte: Il mattino