Manolas ignora la presenza di un avvoltoio e Ospina, per ristabilir la par condicio, si fa dribblare da Immobile. «Ma la colpa è sempre mia, sia chiaro, perché sono io che chiedo di ricominciare dal basso, di ripartire dal portiere. E’ andata male e, conoscendo il calcio, so bene che è difficile dire sempre bravi-bravi a questi ragazzi, che stanno facendo per me cose straordinarie. Abbiamo voglia di riemergere, di rialzare la testa, ma ci sono questi episodi che ci tolgono energia. Ma dobbiamo cominciare a vincere, sin dalla Coppa Italia con il Perugia. A noi serve un filotto di risultati come l’aria».
Il Napoli ha smarrito se stesso, la propria natura e magari anche il fosforo, quell’esuberanza che diveniva eleganza e che Gattuso esibisce come simbolo di un’epoca – il Sarrismo – che per lui, figlioccio di Ancelotti, rappresenta, praticamente, il modello di riferimento. «Questa Napoli ha tantissimo talento ed è stata per lunghissimo tempo la squadra che ha giocato il miglior calcio d’Italia. Dobbiamo tornare ad essere quelli di due anni fa, poi dopo s’è giocato un calcio diverso».
LO STRAPPO IDEOLOGICO. C’è un atto di conversione ideologica, quasi di demonizzazione o di demolizione dell’Ancelottismo, o è forse lo stress del post-partita e quella vena di malinconia per una sconfitta che fa male a lasciar che sfuggano via i pensieri e si confondano con le parole. «Per mesi e mesi il Napoli ha prodotto un calcio sviluppato con la testa, pensante, poi è successo altro, si è toccato il fondo, si vivono i problemi. Io devo entrare nei miei calciatori, li voglio guidare per riconquistare insieme quelli che siamo stati. Il primo tempo non mi è piaciuto, alla Lazio abbiamo fatto il solletico, ma nella ripresa siamo stati bravi, abbiamo giocato con le mezze ali, è stato naturale arrivare alle conclusioni».
RISORGERE. Ma Lazio-Napoli è la terza sconfitta in quattro partite e Sarrismo e Ancelottismo diventeranno argomenti di riflessioni più in là, quando il pallone smetterà di lasciare a Gattuso le sensazioni più amare. «Io sono positivo e ho il dovere di far capire ai ragazzi che siamo sulla strada giusta. Se continuiamo così, le vittorie arriveranno. Io mi diverto ad allenarli». Un po’ meno a perdere.
La Redazione