Il nuovo regolamento, la sua rigida applicazione, ha “cambiato il San Paolo. Niente più bolgia, curve quasi deserte, niente gruppi organizzati che, per protesta, stanno disertando lo stadio. «Il regolamento d’uso dello stadio San Paolo risulta in vigore già da moltissimi anni, in applicazione dell’art. 1 septies del D.L. 24 febbraio 2003, n. 28», ha spiegato l’head of operations del Napoli Alessandro Formisano, che poi chiarisce. «Dunque nulla di nuovo, semplicemente il nostro club applica, come tutte le squadre, gli obblighi di legge previsti per gli stadi con capienza superiore ai 7.500 posti. Il nuovo sistema di videosorveglianza, montato in occasioni delle Universiadi e gestito esclusivamente dalle forze dell’ordine, consente oggi un controllo dell’impianto maggiore e migliore, di quanto avveniva in passato. Il rispetto del regolamento d’uso dello stadio, che prevede per esempio di tenere le vie di fuga o le scale libere, oltre che obbligatorio per legge, è necessario, non solo per evitare sanzioni o provvedimenti restrittivi da parte degli organi di giustizia sportiva nazionale ed internazionale, ma anche per una questione di rispetto ed incolumità di tutti gli spettatori»
Un lavoro che in questi mesi ha già portato dei risultati evidenti, ma che allo stesso tempo richiede ancora un po’ per la perfezione totale. «La precipua applicazione del regolamento, e la graduazione delle eventuali sanzioni da parte degli organi competenti della questura, probabilmente richiederà del tempo per essere metabolizzato da tutti». Spiega ancora Formisano, consapevole del fatto che al momento la reazione da parte della tifoseria organizzata è quella di disertare sistematicamente le partite degli azzurri al San Paolo. «Alla lunga questa applicazione del regolamento renderà lo stadio un luogo più sicuro ed accogliente per tutti, senza per questo escludere nessuno». Il prossimo appuntamento a Fuorigrotta è per il 2020, ovvero quando il prossimo 6 gennaio al San Paolo arriverà l’Inter, non esattamente una gara come tante, anche e soprattutto dopo la morte di Daniele Belardinelli, ultrà dell’Inter.
IL Mattino