Se il Milan degli ultimi 30 anni avesse una voce, sarebbe certamente quella di Carlo Pellegatti, storico giornalista di Mediaset e grande tifoso del club rossonero. Sono celebri i soprannomi che negli anni ha dato ai singoli giocatori e tra questi ancora oggi è molto affezionato a Rino Gattuso. Anzi a Ringhio.
Eccolo ai microfoni de IL Mattino:
«Sì, ma facciamo subito chiarezza: Ringhio era un soprannome che aveva già da prima di arrivare al Milan. Era uno che in campo ringhiava su ogni pallone».
E allora? «A me piaceva sempre dare nomi originali e così iniziai a chiamarlo “il Vento e la tempesta”, come il titolo del film nel quale Sean Connery interpretava il Raisuli, capo berbero del Rif. Me lo ricordava tantissimo».
Ma non solo. «Durante le mie telecronache mi piaceva ribadire che il suoi fossero polpacci da scultura ellenica».
I RICORDI
Quelli che legano Carlo Pellegatti e Rino Gattuso sono ricordi intensi e ricchi di aneddoti. «Faceva pochi gol – racconta – ma le sue esultanze per me resteranno indimenticabili, perché segnava sempre nella porta opposta a dove erano i tifosi del Milan e si faceva quasi 100 metri per andare a festeggiare sotto lo spicchio rossonero».
I gol, le esultanze,ma anche le amicizie: quelle in campo e fuori. «Nella mente ho stampata una fotografia: Rino, Brocchi e Abbiati con la Champions a Manchester. Erano lì in posa con la coppa e Rino commentava: Brocchi si nasce, campioni si diventa».
RAGAZZO D’ORO
Ma il Gattuso che ha conosciuto Pellegatti non è solo l’instancabile lottatore della mediana. «Per me Rino è innanzitutto il ragazzo disponibile, educato e gentile che ho avuto modo di conoscere in tanti anni. Rino è sempre stato un tipo molto caparbio. D’altra parte se a 12 anni hai lasciato la famiglia per andare a Perugia e poi hai il coraggio di andare a Glasgow, vuol dire che non hai paura di nulla».Fonte: Il Mattino