Le statistiche raccontano una partita paradossale, nella quale i numeri non hanno anima e il 69% di possesso e i 18 tiri sanno d’inganno: perché per un bel po’, un tempo intero, del Napoli non s’è avuta alcuna percezione della sua presenza, né fisica e né caratteriale, e all’Udinese, indotta da Gotti a spremersi con sacrificio estremo, non è (quasi) parso vero di potersela giocare come non avrebbe mai sospettato, affrontando sagome sparse qua e là, persino inconsistenti nell’intendere e nel «volere» e capace di sfruttare il contropiede. In quel campionario degli orrori, una ricerca ossessiva di andare in un’area spoglia con traversoni divorati dai giganti altrui, il Napoli ci ha infilato una serie di perle suggestive, la rappresentazione della propria, assoluta debolezza, esplosa fragorosamente (31’) nella ripartenza da calcio d’angolo sintetizzato dalla percussione di Fofana e dal morso velenoso di Lasagna. Fonte: CdS