Non c’è bisogno di far tremare le pareti per arrivare al cuore di quel Napoli che Ancelotti sente ancora suo, legittimamente suo, umanamente suo e che De Laurentiis non vorrebbe strappargli, proprio no, perché di un gentiluomo e di quello spessore bisogna aver rispetto: «Come va…?». Una telefonata al mattino, un’altra dopo l’allenamento, un’altra ancora in serata, per spargere normalità intorno ad una “storiaccia” dolorosa, quelle che nel calcio germogliano sorprendentemente, e che rischierebbe in tre ore, cosa volete che siano centottanta minuti, di dover intervenire e procedere, che sia Spalletti o che sia Gattuso o un mister X da individuare, per imprimere la cosiddetta scossa. Fonte: CdS