Direbbe Carlo Ancelotti, guardandosi allo specchio, alla vigilia di una tre giorni che neanche il suo più insospettabile pessimismo gli avrebbe mai potuto raffigurare: «Ci sono due tipi di allenatore: quelli che distruggono una squadra e quelli che non incidono». E un uomo che a 60 pensava di averle viste praticamente tutte, prima di atterrare a Napoli e ritrovarsi in una tempesta di dimensione colossale, può semplicemente augurarsi di restare fedele ai propri principi. «Appartenere alla seconda categoria». Dirà Carlo Ancelotti, nella riunione introduttiva di Udinese-Napoli, che vale (quasi) da dentro o fuori: «La differenza la fanno i calciatori, i protagonisti siete dunque voi». E semmai anche i «corresponsabili» di questo caos disorganizzato che va avanti – soprattutto – dall’ammutinamento del 5 novembre ma che in campo s’è intravisto dal 19 ottobre scorso, Napoli-Verona, e che sembrava fosse stato sommerso con il blitz di Salisburgo. Disse Carlo Ancelotti, secondo le pagine odierne del Corriere dello Sport, appena il 17 settembre scorso e prima di battere i campioni d’Europa del Liverpool, tutto quello che ormai già sapete a proposito di un allenatore e di una squadra, che sono insieme eppure sembrano divisi e che a Udine giocheranno l’uno per l’altro, perché così non si può andare avanti e difficilmente si riuscirebbe ad andarci.
La Redazione