Angelo Bonfrisco ex arbitro, ospite della trasmissione di Casanapoli: Casa Serie A.
Come sta andando questa esperienza del Var, questo rodaggio che le nuove regole stanno vivendo?
“Un rodaggio che sta durando anche troppo, bisognerebbe sedersi al tavolo di gioco conoscendo già le regole. Con Sportsmall ci siamo focalizzati sulle trattenute plateali in area di rigore. Juve e Napoli sono stati penalizzate con due trattenute plateali. Pur essendo chiari ed evidenti errori il Var non interviene perché è vero che sono contatti soggettivi, è vero che spesso e volentieri l’arbitro è nel controllo dell’azione e con la sua gestualità molte volte fa cenno di continuare però questo annulla la valutazione tecnica del Var che a quel punto non prevarica la decisione dell’arbitro.
Accade però che quando noi andiamo a rivedere l’azione, scopriamo che in effetti in campo è successo qualcosa di diverso.
E mi rifaccio alla trattenuta plateale su Manolas. Mentre De Light è stato protagonista di una trattenuta nell’area di difesa, un intervento difficile da captare in campo ma dove il Var forse avrebbe potuto intervenire.
La domanda è perché avendo un mezzo così forte ed importante non riusciamo a dare questi rigori? Perché tutto sta nel problema del protocollo. Tutto si ferma al non prevaricare le decisioni dell’arbitro in campo però riduciamo ad avere una Ferrari che va come una 500″.
Potrebbe essere una soluzione allargare il protocollo del Var? Per esempio in Atalanta -Juventus abbiamo un gol che viene da un’azione viziata all’inizio da un tocco di braccio di Cuadrado. L’azione è ripartita e Rocchi non l’ha visto, al Var l’hanno visto ma non sono potuti intervenire perché Rocchi non ha segnalato.
“Effettivamente quello è un vincolo del protocollo. Secondo me bisognerebbe entrare nel particolare e con l’esperienza che si sta facendo ogni domenica si potrà fare una casistica dove si potrà lavorare e migliorare. La riflessione forte è –perché rivisto l’episodio, dieci di noi avrebbero dato quel rigore e il Var non è intervenuto?- E’ una contraddizione”
Lo scopo del Var è quello di risolvere problemi tecnici sfuggiti all’arbitro ma soprattutto questioni che possono pregiudicare il risultato della partita. Dobbiamo sempre partire da questo principio per poi cercare di migliorare gli interventi. Il caso citato è proprio un caso limite: quando cambia il possesso palla e l’azione ricomincia occorre valutarla da qual momento. E’ un confine stabilito dal protocollo e viene fuori il limite del Var. Effettivamente quell’azione è ripartita da un fallo di mano punibile ma è anche difficile capire quanto tempo si può andare indietro.
All’inizio che si parlava di Var, io dissi che a gioco fermo è tutto più risolvibile: l’azione è ferma, la palla è fuori, non avremmo avuto problemi, ma quando accade qualcosa e si riparte col gioco allora si complica la situazione. Sapevamo che sarebbe stato un problema fin dall’inizio.
Effettivamente i tifosi non sono mai contenti: parlando del caso di Cuadrado ci si lamenta del fallo di mano, accade che l’Inter vada in gol anche se prima ci sarebbe stato un rigore per lo Slavia Praga e va bene a tutti.
Sono però due casi differenti. Parlando del Caso di Cuadrado, viene presa in considerazione l’azione d’attacco che viene valutata con un unico possesso palla. Quando l’azione si interrompe riprende da lì e traslata. Nel caso specifico nel momento in cui c’è stato un intervento dell’avversario, viene annullato quello che è successo prima e parte una nuova azione.
Mentre nella partita dell’Inter c’è un episodio diverso: l’arbitro non coglie il probabile fallo da rigore, il Var lo sta valutando però intanto l’azione prosegue. Il Var ha un tempo tecnico occorrente per la valutazione e non può fermare l’azione per valutare perché se non ci fosse niente andrebbe ad alterare la partita.
Ecco perché il protocollo dice “Fai finire l’azione e poi vai a rivedere al Var”.
L’azione deve stazionare in una zona neutra e l’intervento del Var non deve compromettere la storia della partita. Ecco perché sono due azioni diverse: nel secondo caso l’arbitro non ha visto il rigore, il Var sta valutando il fallo, intanto l’azione va avanti e l’Inter fa anche gol. E’ chiaro che l’arbitro da protocollo deve andare a fare la verifica e visto che il rigore all’inizio dell’azione c’era… ecco che all’Inter viene annullato il gol. Quindi due azioni messe in paragone ma in realtà sono due situazioni e quindi direzioni diverse.
Giusto per chiarire meglio a tutti quelli che ci seguono, riepiloghiamo la regola della “palla toccata con la mano”
“E’ vero ci sono i falli di mano e i tocchi di mano. Adesso anche i semplici tocchi di mano sono puniti. Fondamentalmente è cambiata la considerazione del fallo di mano che viene diversificata: se commessa da un difensore (o comunque un giocatore che in quel momento sta difendendo) o se commessa da un attaccante. Per quanto riguarda il difendente è cambiato poco: quando il braccio è a livello della mano ti assumi un rischio: anche se il tocco involontario diventa punibile. Nella fase intermedia del braccio abbiamo la volontarietà e l’involontarietà e qui entra in gioco la soggettività dell’arbitro che di volta in volta deciderà. Diversi arbitri decidono nello stesso modo. Poi abbiamo i calciatori che tolgono le braccia o le tengono talmente attaccate al corpo che rendono il tocco non punibile.
Diversa la storia per l’attaccante. qualunque tocco vizia l’azione, anche accidentale e quell’azione che magari porta a segnare diventa un fallo di mano punito. In quel caso viene dato il giallo al giocatore, a meno che col tocco di mano non si eviti una rete allora in quel caso c’è il rosso. Quindi: confini geografici diversi, diversificazione tra difendenti e attaccanti, diversificazione tra posizione naturale e innaturale e diversi provvedimenti disciplinari tra il nulla e il rosso. Si capisce che i provvedimenti sono tanti e tante sono le situazioni intermedie e soggettive da valutare.
In campo c’è poco tempo per mettere insieme tutto per arrivare alla giusta valutazione”.
Fonte: Casa Srie A (Trasmissione di Casa Napoli.net)