Dopo diciannove formazioni sempre diverse tra loro e un campionario di sistemi di gioco, Carlo Ancelotti ha scelto di uscire dagli schemi e di puntare non esclusivamente, forse neanche prioritariamente sul talento che ha ed è anche non confutabile, ma sugli uomini capaci di metterci anche la faccia. Perché la crisi è autentica, è vera, è indiscutibile ed ha varie ragioni. Per risolverla, servirà un’anima, e andrà in campo chi dimostrerà di esserne in possesso. Riscrivendo gerarchie che sono già state rivedute e anche corrette ma che terranno presente. In quest’immediato futuro nel quale la sua panchina verrà inevitabilmente sfiorata dal chiacchiericcio e dal venticello destabilizzante dei risultati , della personalità e anche del coraggio di affrontare, come ad Anfield. Questo percorso accidentato dal quale il Napoli deve uscire fuori e può farlo solo a testa alta.
MODULO
Poi si traccerà anche la strada, ma attraverso un convincimento generale, che si sposi con le caratteristiche di questa squadra che ha dimostrato – anche contro il Bologna, precedentemente all’Olimpico capitolino contro la Roma – di non avere nelle corde il tridente. Per assenza di registi classici e l’altro giorno per la voragine che si è aperta dopo l’infortunio di Allan. E però la tentazione è di riprovarci ancora, almeno una volta, per assecondare soprattutto la natura degli esterni. Magari «allenando» uno come Elmas al ruolo d play. Ma questo, ora, è in richiamo alla coscienza collettiva, stavolta, che viene schierata nella formazione base. Per arricchirla d’una ferocia che è stata smarrita – tranne con il Liverpool, con l’Atalanta e poi in rare e momentanee circostanze.
Fonte: CdS