Ancelotti e la crisi azzurra: «In discussione come tutti»

Ancelotti e il suo futuro, decisivi le prossime gare, Genk compreso
Momento delicato, Ancelotti non si tira indietro

Nell’ultima scena della giornata, dopo la fine della partita con il Bologna e l’inizio della crisi, è racchiuso tutto quello che oggi è il Napoli: Mertens chiede scusa prima di rientrare negli spogliatoi e il San Paolo fischia; Insigne lo emula, applaude in direzione di tutti i settori e il San Paolo fischia; Koulibaly è disperato, spezzato in due con le mani sul capo, e il San Paolo fischia. Insieme con i compagni, a metterci la faccia fino all’ultimo istante, ci sono Di Lorenzo, Maksimovic, Llorente, Zielinski e Younes: non scappano, anzi, ma il popolo azzurro non vuole sentire ragioni e si ribella. E sui social spopola l’hashtag: #Ancelottiout. «Capisco la delusione e la rabbia dei tifosi», sospira Carletto. «E’ inevitabile che mi senta in discussione: obiettivamente stiamo facendo troppo male, sia per mancanza di equilibri sia per un problema caratteriale. Io sono il primo responsabile, ma credo che anche i giocatori debbano sentirsi responsabili. In campo ci vanno loro». De Laurentiis, nel frattempo, riflette e attende: i giorni fino al Genk, compreso, secondo il Corriere dello Sport, saranno decisivi. E definitivi.  

 

TUTTI COLPEVOLI

E allora, la crisi del Napoli è ufficialmente aperta. E a scrivere la prima pagina della storia è Ancelotti in persona: «La situazione è molto delicata, molto complicata, e dura da troppo tempo. Pensavo che la partita di Liverpool avrebbe potuto rappresentare una svolta, e invece siamo caduti negli stessi errori». Del tipo: «La squadra non riesce a mantenere certi equilibri e la compattezza necessaria, ma c’è anche un aspetto emotivo. Caratteriale. Di atteggiamento: non riusciamo a gestire i momenti delicati». Ecco perché oggi andrà in scena un incontro a Castel Volturno, un faccia a faccia tra la squadra e il tecnico fortemente voluto a dispetto della giornata libera inizialmente concessa: «Avrò il piacere di confrontarmi con i giocatori: la maggior parte delle responsabilità mi toccano, è inevitabile, ma credo che anche loro debbano assumersi una percentuale. Il momento è troppo negativo perché sia colpa soltanto di uno, e l’assunzione delle responsabilità è la prima cosa se dobbiamo uscirne velocemente».

La Redazione

 

 

 

 

 

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