Svizzero di etnia albanese, Dzemaili ai microfoni de IL Mattino:
«Ora non sei contento di noi ma sappiamo cosa fare per renderti orgoglioso»: la promessa fatta da Dzemaili all’allenatore Mihajlovic suona quasi come una minaccia per il Napoli. Non è un caso se il tecnico serbo abbia deciso di parlare prima della sfida del San Paolo e non è stata una semplice combinazione trovarsi al cospetto di tutta la squadra, sia pure non invitata. Quello di oggi è un bivio tanto pericoloso quanto importante per il Bologna: un punto nelle più recenti quattro partite, tre sconfitte consecutive e un pareggio. L’ultimo, quello interno nel derby contro Parma: proprio il gol di Dzemaili in pieno recupero ha evitato il quarto stop di fila. Blerim è il capitano del Bologna che vuol regalare sorrisi a Sinisa e allontanarsi dalla zona retrocessione. Era in dubbio fino a due giorni fa, ha recuperato, per nessuna ragione intendeva rinunciare alla trasferta di oggi. «Di Napoli ho ricordi meravigliosi, lì e a Bologna mi sono trovato meglio che in qualsiasi altro posto. Avevo legato con Paolo Cannavaro, uno dei pochi, grandi amici che mi sono rimasti nel calcio. Sorrido quando leggo di colleghi che hanno qualche remore nell’accettare Napoli: si vive alla grande e si mangia divinamente, io andavo pazzo per la pizza e la mozzarella». Tre anni in azzurro dal 2011 al 2014, arrivò in coppia con il connazionale Inler, pedina fissa nel centrocampo di Mazzarri, collezionando 86 presenze e 16 gol. Ricordi indelebili per lui restano gli ottavi di Champions, la tripletta rifilata al Torino e soprattutto la Coppa Italia vinta in finale contro la Juventus nella primavera 2012 all’Olimpico: Blerim la giocò da titolare. Da tre stagioni è al Bologna (con una breve parentesi alMontreal Impact, squadra canadese di proprietà di Joe Saputo, il presidente del club bolognese). In questo campionato ha collezionato undici presenze. Dzemaili è legatissimo a Mihajlovic, gli ha promesso un risultato positivo al San Paolo: «L’allenatore torna al momento giusto, ci è mancato molto: lavorare sia pure da una stanza d’ospedale gli ha fatto bene, è servito a farlo sentire vivo. È stato uno choc non avere contatti con lui per tre settimane, sono convinto che in certe partite la sua voce avrebbe aiutato noi calciatori a cambiare il risultato. Abbiamo bisogno di lui ed è arrivato il momento di dimostrarlo». Mihajlovic non sarà oggi al San Paolo. Ma il Bologna lo sentirà vicino.