CdS – Lo raccomandano i sacri testi: “Temete l’ira dei mansueti”. Ancelotti sa decidere.

“Temete l’ira dei mansueti”. Sarà bene che anche dalle parti di Napoli riflettano su questa massima e che ne colgano il riferimento contemporaneo. L’uomo mite per eccellenza, Carlo Ancelotti, non è incline all’ira funesta ma guai a considerarlo vinto e battuto, perché è capace di promuovere riscatti straordinari. Ne è plastica dimostrazione un pezzo della sua fulgida carriera risalente alla stagione milanista 2006-2007, per intendersi quella successiva al mondiale azzurro di Berlino e allo tsunami di “calciopoli” chiuso con la penalizzazione di 8 punti in classifica e la retrocessione al turno preliminare di Champions league poi vinto con la Stella Rossa. A dire il vero fu proprio quell’evento a sconvolgere i piani del pilota rossonero. Galliani precettò i campioni del mondo Pirlo, Inzaghi, Nesta, Gattuso e Gilardino costringendoli a interrompere le vacanze appena cominciate (avevano smesso il 9 luglio a Berlino) per partecipare al doppio impegno e la preparazione estiva subì una particolare accelerazione, pagata poi a caro prezzo nel mese di novembre, il mese orribile (guarda la coincidenza!, ndr). D’altro canto, dal mercato estivo di quel tempo, il Milan era uscito addirittura indebolito: Rui Costa, Stam e Shevchenko furono le partenze dolorose, Ricardo Oliveira, Bonera, Gourcuff e lo stagionato Favalli i nuovi arrivi incapaci di produrre utili vitamine al gruppo. Perso il derby con l’Inter (3 a 4), staccato dalla vetta, quel Milan cominciò ad arrancare in campionato marciando invece in Champions dove ipotecò il primo posto (10 punti) del girone di qualificazione.  Fonte: CdS

 

 

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