Momo Sissoko: “Solo con Carlo si può uscire dalla crisi”

Stasera scenderanno in campo Napoli e Genoa. Momo Sissoko li conosce benissimo entrambi, Carlo Ancelotti e Thiago Motta. Al Psg erano insieme. Tutti e tre. Il centrocampista del Mali è oramai deciso ad appendere le scarpette al chiodo, ma continua a seguire il grande calcio. Parla ai microfoni de Il Mattino:

Come vede dall’esterno questo momento di grande caos in casa Napoli? «Da fuori è sempre difficile giudicare, ma da calciatore ricordo che una settimana di ritiro è tanto».

Perché? «Siamo giocatori e siamo uomini. Una settimana lontano dalla tua famiglia è troppo pesante, quindi penso che sia stata una situazione difficile per tutti: giocatori e staff».

Quindi condivide la scelta dei giocatori del Napoli? «Quando a me è capitato abbiamo sempre cercato di parlare e di trovare una situazione per fare bene le cose. Purtroppo quel che emerge da questa situazione è solo un’immagine brutta per il Napoli e per i giocatori. Prima, però, c’erano giocatori importanti e di personalità che sapevano imporsi nello spogliatoio, ora tutti vogliono fare di testa propria».

Un allenatore come Ancelotti cosa può dare? « Carlo è l’allenatore giusto per il Napoli, per fare grandi cose e per vincere. Per me adesso è l’uomo giusto. Certo, è strano che i giocatori non ascoltino l’allenatore, ma non sappiamo cosa è successo. Se devo basarmi solo su quello che leggo, non posso che dire che i giocatori hanno sbagliato».

E il Thiago Motta allenatore? «Thiago aveva tutte le caratteristiche per fare l’allenatore già quando giocava e sono convinto che farà molta strada in questo nuovo ruolo. Mi piace come fa giocare la sua squadra».

Rivede in lui anche un po’ di Ancelotti? «Carlo parlava molto con Thiago e gli trasmetteva tantissimo». 

Cosa pensa degli ultimi episodi di razzismo nel calcio? «Siamo nel 2019 e il calcio è una cosa che dovrebbe far star bene la gente. Tutti, indistintamente dal colore della pelle: alla fine siamo uomini. Si sta creando un’inutile tensione».

Come mai? «La colpa è di una società che sta peggiorando. Quando ero al Valencia sono stato oggetto di insulti razzisti. Alla fine della partita molti di quelli che erano in campo con me sostenevano di non aver sentito nulla e mi sembrava impossibile. Dobbiamo trovare una soluzione tutti insieme».

Ha qualche idea? «Si dovrebbe prendere il modello inglese: lì quando una cosa del genere allo stadio ti allontanano per 50 anni».

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