“Istruzioni per non farsi più male”
L’edotoriale di Alessandro Barbano sul CdS:
“Tutti gli ingredienti della storia di una città dove il senso di identità è così forte che perfino la cronaca ha, stampata addosso, la memoria di ciò che è già accaduto. Ieri Garella, Giordano, Ferrario e Bagni additati come i capi dell’ammutinamento alla folla di piazza dei Martiri. Nel commento del mitico Giuseppe Pacileo sul Mattino, i nomi dei giocatori scomparvero nella partita successiva, sostituiti dai soli numeri di maglia. Oggi il lavacro dell’allenamento aperto al pubblico del San Paolo, i fischi e le monetine quasi “telefonate”, evitabili con un rinvio ma non evitate, e quindi scientemente volute. Perché lo schiaffo di un ritiro disertato va lavato in piazza.
C’è in quest’eterno ritorno di Napoli una cifra di immaturità esistenziale che pervade i protagonisti, tutti, e che dimostra come il calcio in Italia resti in un tempo sospeso, in cui l’azienda moderna sta insieme al padre padrone, la star al salariato, la responsabilità alla vendetta. È una vendetta quella consumata dal presidente a danno dei ribelli di Castel Volturno. Che pure non hanno mai sognato la rivoluzione, non avendo alcun disegno che non fosse il loro comune cattivo umore per i contratti non rinnovati, per i punti perduti e per quei palloni che, contro il Salisburgo, non volevano saperne di abbassarsi sotto la linea della traversa. Tutti dannatamente alti, che a tirare fosse Zielinski o Insigne, o piuttosto Ruiz. Quasi che lo spirito, desideroso di scappare altrove, impedisse al corpo di regolare il baricentro come la tecnica insegna.
Quella di Napoli è stata appena una modesta rivolta. Il fatto che sia avvenuta non a maggio, a stagione finita e perduta, ma a novembre, quando tutto è ancora in gioco, mostra la debolezza strategica dei ribelli e dei restauratori”.