La ricostruzione della “Notte della Discordia” tra società e giocatori

Insorgono un attimo dopo aver capito che sarebbero tornati da dove era partiti, quattro ore prima, ovvero a Castel Volturno. In ritiro prolungato. Nonostante il pari che per la squadra ha il sapore del pass agli ottavi di finale di Champions. Se lo sono promesso nel pomeriggio Mertens, Callejon, Allan, Insigne, Koulibaly e company. E così hanno fatto: quando il ds Giuntoli ha spiegato che il bus li aspettava nel parcheggio del San Paolo, Mertens è stato il primo ad alzare la voce e a protestare. Ma sapeva benissimo di non essere da solo. E infatti tutti gli altri si sono uniti senza perdere un secondo. Allan interviene, e il brasiliano alza i toni con il direttore sportivo. «Noi ce ne andiamo a casa, dillo pure al presidente». Il centrocampista infortunato cerca quasi lo scontro anche con De Laurentiis junior che nel frattempo è arrivato: «Stiamo sempre dalla vostra parte, dovete accettare la decisione della società», dice. Nulla da fare. La tensione sale alle stelle, perché tutti gli altri sono lì a rumoreggiare, a protestare. Mertens non ci pensa un attimo: neppure si fa la doccia e va via. Gli altri continuano a discutere, Giuntoli e De Laurentiis junior continuano a spingerli ad andare in albergo per la notte e a rinviare la discussione alla mattinata (ieri mattina, ndr). Nulla da fare: i nervi ormai sono saltati del tutto e quando Ancelotti – che ha una stanza tutta per sé a qualche metro dal grande stanzone dei giocatori – ha capito che c’era poco da fare, ha preso la sua borsa, ha disertato la sala stampa ed è andato dritto a Castel Volturno. Lui e il suo staff. Da soli. Sapendo bene che da soli sarebbero rimasti. Ancelotti ha seguito l’evoluzione della situazione fin quasi alle 3 del mattino, nella hall dell’hotel Golden Tulip, assieme al figlio Davide e al resto dei collaboratori.

Fonte: Il Mattino

AncelottiNapoli
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