Rog si confessa al CdS: “Sempre riconoscente al Napoli, a Cagliari ho scoperto Maran”

Sorride, Marko Rog. A Cagliari con soddisfazione. Quella di giocare come vuole e come sa. In un centrocampo ricco, sì, di tecnica, tattica ed esperienza, ma nel quale può dire la sua. Al CdS parla del suo passato e del presente:

 
Il Cagliari è quinto, a braccetto di Lazio e Napoli. «Sapevamo di essere una buona squadra, abbiamo capito subito di poterci ritagliare uno spazio importante. Pavoletti era stato chiaro».
Pavoletti? «Mi aveva dato il benvenuto, raccontandomi Cagliari e il Cagliari. Devo dire che è stato profetico. Sta andando esattamente come aveva previsto, spero che torni al più presto».
Marko Rog talento vero. Finalmente titolare. «Ma non rinnego il Napoli, tra l’altro sono in prestito con obbligo di riscatto. Sapevo che avrei trovato tanti campioni, avevo voluto ponderare la scelta, era la mia prima esperienza lontano da casa. Sono di Varazdin, 80 chilometri da Belgrado. Ho avuto Sarri e Ancelotti, mica potevo pretendere il posto fisso. Quando ho capito che…».
A un certo punto ti dicono: vai a Siviglia. «Gennaio scorso. Dovevo giocare. Ma sai come funziona quando sei in prestito secco, alla prima occasione scivoli nelle retrovie. A maggior ragione se cambia l’allenatore e diventa tutto più difficile. Ringrazio Rakitic».
Perché? «Mi ha aiutato molto, sua moglie è di Siviglia. Ho abitato in una casa di sua proprietà, mi ha spiegato le cose belle e quelle meno belle. Non rinnego, sapevo che la mia carriera avrebbe potuto prevedere difficoltà di questo tipo».
Rakitic ti ha per caso detto… «Cosa?».
Se sbarcherà presto in Italia? «Ah, ma io questo non lo so». (E gli scappa un sorriso, ndi).
Magari arriva Modric. «Dobbiamo parlare di mercato? Non è il momento».
Rog torna da Siviglia con il morale non a diecimila… «E all’improvviso devo scegliere, a 24 anni, pianificare il mio futuro. Mi confronto con Ancelotti, capisco che non è aria, mi vuole l’Eintracht Francoforte e quasi quasi decido di accettare».
Poi un lampo, il Cagliari. «Sì, all’improvviso. Un investimento importante. Mi hanno convinto raccontandomi le loro ambizioni. Ho scoperto Maran, lavoratore vero, un allenatore attento a qualsiasi tipo di dettaglio».
E tanti saluti al Napoli. «Al Napoli saprò essere riconoscente. Ho lasciato qualche fratello come Zielinski e Maksimovic. Per me Piotr è uno dei migliori centrocampisti al mondo. Non dimenticherò i consigli di un perfetto capitano come Hamsik. Ma dovevo giocare».
E a Cagliari succede. «Sono felice. Da mezzala, il mio ruolo preferito».
Un bel giorno Nainggolan. «Ritrovarlo, un’emozione. Gli avevo chiesto la maglia quando io ero a Napoli e lui a Roma. Da Radja imparerò parecchio, soprattutto a livello di personalità».
Cos’è per un croato la Serie A? «Consacrazione tattica».
Traduzione. «Da voi c’è il culto del saper stare in campo. E se non va bene, bisogna che vada bene, provare e riprovare. Per un ragazzo come me è motivo di crescita. Da noi, invece».
Funziona diversamente. 
«In Croazia siamo titolari a 17 o 18 anni, senza limiti e forse senza scrupoli. Sarà che la Dinamo stravince il campionato e ha maggiori margini di manovra, ma hai il posto quasi fisso in Champions. Mentre per la mentalità media italiana non ci sarebbe l’età giusta».
Siamo 1-1: da noi la tattica, da voi il coraggio. «Sì. Come per un croato venire in Serie A è orgoglio e crescita, proprio per i motivi che ho citato. E magari in tanti ci proveranno in futuro».
Qualche consiglio? «Antonio Marin, esterno offensivo classe 2001 della Dinamo. Ma bisogna fare il passo al momento opportuno, altrimenti diventa un grosso problema. Seguite anche Krizmanic, centrocampista del 2001. Hai visto Coric?».
Ha sbagliato ad accettare la Roma? «No, non dico questo. Ma bisogna stare attenti perché poi il rischio è quello di restare a spasso, senza la visibilità necessaria».
Marin, memorizzato. E poi? «Molto forte Brekalo del Wolfsburg. So che lo voleva la Samp, ma ha fatto benissimo a restare in Bundesliga, potrà crescere e consacrarsi. E segnalo Benkovic, un ’97 di quasi due metri, difensore centrale del Leicester. E se proprio vuoi un pieno di fantasia…».
Facciamolo. «Dani Olmo, spagnolo di 21 anni: l’Atalanta se n’è accorta, ha un talento incredibile. Era già nel giro della prima squadra quando stavo per lasciare la Dinamo».
Torniamo a Cagliari. «Non me l’aspettavo così».
Come? «L’assortimento giusto, l’entusiasmo, la passione, il lavoro e le lezioni di Maran. Siamo una squadra completa».
Da Europa League? «Non faccio pronostici, li sbaglio, mi piacciono poco. E quindi non chiedermeli, non ha senso. Anche sul Napoli: è vero, a otto punti dalla Juve si sta male, ma siamo all’inizio».

D’accordo, ma almeno un identikit sui tuoi compagni di reparto… «A chi vuoi dare la precedenza?».
A Nandez. «Si sta integrando, quando imparerà bene l’italiano andrà meglio. Per me, in una parola, combattente».
Cigarini. «Saggezza in campo, consigli fuori».
Ionita. «Il sacrificio in persona. Bravissimo ragazzo, spende tutto per la squadra».
Di Nainggolan hai già detto. Citazione d’obbligo uscendo dal tuo reparto di competenza. «Due parole su Joao Pedro sono fondamentali. Ha dichiarato che non pensava di essere così prolifico? Continui pure, ne abbiamo bisogno».
Adesso il Cagliari giocherà due partite alle 12,30. «Prima l’Atalanta, poi la Fiorentina. Siamo pronti, abbiamo raggiunto consapevolezza, non ha senso fare programmi a lunga scadenza. Ci stiamo divertendo così».
A Bergamo sarà durissima. «Conosciamo Gasperini, loro stanno insieme da anni, sono formidabili perché hanno acquisito la mentalità necessaria. Ma sono curioso».
Di vedere l’Atalanta ancora in Champions? 
«No, di capire come potrà giocarsela il Cagliari. Non andiamo in gita».
Il tuo gemello come sta? «Marko Pjaca, immagino».
Si, proprio lui. «Credimi, è fortissimo. Ma non l’ha potuto dimostrato per i gravi infortuni che lo hanno condizionato parecchio. Adesso è pronto, sta meglio, a gennaio troverà una soluzione che gli permetta di essere titolare, è interesse suo e della Juve. E’ venuto a salutarmi pochi giorni fa, quando il Cagliari ha giocato in casa del Toro. Ha grande voglia».
Dovevate andare in coppia al Napoli. «Eravamo appena rientrati dagli Europei del 2016. Sì, è vero. Chiedemmo tempo, su Pjaca c’era il Milan con Galliani che era venuto in Croazia. Poi lui scelse la Juve e io andai a Napoli. Intanto, ero stato il vice Modric».
Soddisfazione. «Avevamo vinto le prime due partite, mi utilizzarono al posto suo, per me un’emozione. Non per aver giocato, ma per i complimenti che ricevetti da un fenomeno come lui».
Rog a Cagliari in prestito con obbligo. «Avevo messo in preventivo la possibilità di fermarmi a lungo qui, altrimenti non avrei accettato. E credo di aver fatto la scelta giusta».
Il posto migliore di Cagliari? «Potrei dire il mare, per rispondere in generale. Semplicemente perché sto quasi sempre a casa per giocare alla playstation. Sono un tipo tranquillo, io».
Carne o pesce? «Carne per distacco. La prossima volta».
Cosa? «Ti dirò com’è il maialino sardo. Mi consigliano “Marko, assaggialo, ne vale la pena”. Ma io non sono tanto convinto che sia buono come quello delle mie parti».

Fonte: CdS

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