Hamsik: “Mantenere la calma era difficile; un mio ritorno? Mai dire mai!”

Hamsik come Ulisse. Ci impiega meno anni, ma torna ad Itaca, pardon a Napoli. Che per lui è la stessa cosa.  Rivede tutto e tutti e si emoziona. Non potrebbe essere diversamente. Dà appuntamento ai suoi vecchi compagni nel ristorante Sano Sano dopo la beffa con l’Atalanta. Ed è qui che presenta il suo Hamsik Winery. «Devo dire che i miei compagni l’altra sera erano assai dispiaciuti, avevano la sensazione di aver subito un torto, una ingiustizia. E devo dire che quello che è stato negato è un rigore pazzesco».
Hamsik, come può vedere le polemiche con gli arbitri sono sempre le stesse in Italia. «Ma anche io che non sono mai stato uno a cui in campo saltano i nervi avrei fatto fatica a trattenermi mercoledì. Quello non era calcio, era rugby perché il difensore neppure segue il pallone, pensa solo a placare Llorente. E poi la mano dello spagnolo è evidente che punti a difendersi. Faccio fatica a capire perché l’arbitro sia rimasto per otto minuti incantato in mezzo al campo senza decidere di andare a vedere il Var. La confusione che si è creata è legata a questo. È stato tutto pazzesco: il Var è stato introdotto per cancellare le ombre ma se funziona così le aumenta».
La reazione di De Laurentiis è comprensibile? «Sì, lui non cambia mai. È un uomo passionale, di gran cuore. L’altra sera difficile mantenere la calma. Oggi sarò a Castel Volturno a salutare la squadra, domani con la Roma è una partita importante e spero davvero che arrivi il riscatto all’Olimpico».
Si è emozionato al San Paolo? «Sì, sapevo che avrei avuto un brivido lungo la schiena. È stato bello sentire i cori dei tifosi, rivedere il mio stadio ed è stato piacevole anche rivederlo rinnovato. Ora è davvero un bello stadio. Non vedo l’ora il 10 dicembre di fare un giro del campo».
Confessi: tornerebbe? «Mai dire mai. Devo dire che in Cina sanno fare bene tante cose ma qui il cibo è straordinario. La prima cosa che ho fatto a casa del mio amico Franco è stata la scarpetta nel ragù».
Che Napoli ha trovato? «Per trenta minuti ho visto un gioco straordinario ma anche dopo la squadra ha espresso un buon calcio. Il rimpianto è che la partita andava chiusa prima».
Ci pensa ancora al suo addio al Napoli? «Se non fosse arrivata l’offerta del Dalian avrei chiuso la carriera al Napoli. In Italia e in Europa non ce l’avrei fatta a indossare un’altra maglia. Ed è quello che auguro di fare a Mertens e Callejon che mi auguro davvero abbiano l’opportunità di restare qui».
Il suo record di gol è minacciato proprio da Mertens. «Penso che prima o poi mi prenderà perché sta andando come un treno. Dries mi ha rimproverato: Sono certo che hai telefonato tu ad Ancelotti per mandarmi in panchina e non farmi fare gol. Ovvio, scherzava».
Otto punti dalla Juve sono troppi? «Il campionato non è finito: certo, che c’è da fare i conti anche con l’Inter: il mio amico Skriniar mi ha detto che Conte è un martello. I punti persi dagli azzurri sono tanti: anche i tre con il Cagliari, una gara dominata».
Non le sembra che il Napoli migliore si veda in Champions? «Il cammino in Europa è da squadra importante. Il passaggio del turno è vicino, è alla portata di mano: speriamo di riuscire ad arrivare agli ottavi e di far meglio dello scorso anno. La delusione a Liverpool è stata molto grande».
Sarri alla Juve la colpisce? «Mi fa strano, anche per come è fatto il mister. Ma non mi stupisce che ci abbia messo così poco a farsi capire. Ha voluto una squadra che può vincere tutto e può riuscirci».
Le sue favorite in Champions? «Liverpool, Barcellona e Bayern di Monaco sono le mie preferite. Ma il Napoli in Europa può volare molto in alto».
Hamsik, ma Benitez in che ruolo la fa giocare? «Centrocampista centrale in un 5-4-1. Mi trovo bene con lui: quando si parlava del suo arrivo gli scrissi un messaggi. Lui non mi risponde e poi quando arriva viene subito da me: ho preferito evitare per non crearti imbarazzo con la società.».
Non ci sono troppe polemiche per Insigne? «Lui ama il Napoli, è uno scugnizzo. Se commette qualche errore è per il troppo amore per la maglia».
Ora si è lanciato nel vino. «Una bella avventura. Ho adesso nove 9 tipi di prosecco con la mia etichetta che in Slovacchia vanno molto forte. La prossima bottiglia magari avrà il numero 17».

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