La rabbia di Castel Volturno è quella di una squadra che incredula ripensa ad una partita esemplare, ricca di contenuti, bellissima anche grazie a ciò che ha fatto l’Atalanta, e poi sfigurata da quell’episodio che diviene la madre dell’orrore: e c’è un filo di amarezza, ma è assai spesso, che si distende sino al lungomare, dove De Laurentiis sta sorseggiando un caffé, prima di accomodarsi, cellulare in mano, per parlare con chi governa questo mondo, ed è Gabriele Gravina (Adl dixit il 17 ottobre scorso: «una persona perbene») per raccontargli educatamente, in un colloquio che ha il carattere amicale del dibattito frontale e però lucidamente analitico, cosa sia stata la «sua» Napoli-Atalanta, come riporta il CdS, per discutere di quest’Universo in cui è arrivato il momento d’intervenire, di metterci mano, «facendo tabula rasa», concetto che gli appartiene da un bel po’ e che stavolta riesplode prepotente, perché ne ha viste tante e sopportate altrettante. E’ questo macrocosmo che non gli sta bene, l’atteggiamento nei confronti di un gentiluomo come Ancelotti e quello che poi rimane di una notte «sfregiata» calcisticamente da una serie di decisioni che hanno devastato (il) Napoli.
La Redazione