In Italia lo ricordano tutti per le 9 reti in 27 presenze con la maglia del Torino nell’arco della stagione 1987-88, ma in Austria Toni Polster è stato una vera leggenda. Attaccante forte fisicamente e con uno spiccato fiuto del gol, Toni Polster ha chiuso la sua carriera da calciatore con la maglia del Salisburgo, i cui colori, però, erano ben diversi da quelli di oggi che la società è stata rilevata e trasformata dalla Red Bull. Eccolo ai microfoni de Il Mattino
Che squadra è oggi il Salisburgo?
«Forte e fondata tutta sul pressing».
Stessa impressione che fece al Napoli lo scorso anno nel doppio confronto di Europa League…
«Ma attenzione, questa è una squadra diversa».
Ovvero?
«La loro filosofia è quella di vendere ogni anno i migliori giocatori, ma senza perdere mai in qualità. Infatti anche adesso sono primi in campionato».
Il loro punto di forza?
«Dal punto di vista societario sono bravi a prendere i giovani talenti e li valorizzano».
E in campo?
«La star è Haland: ha 19 anni e segna a raffica. Oramai non è nemmeno più un mistero, perché in Europa hanno imparato a conoscerlo un po’ tutti».
Ma non solo...
«Occhio anche a Szoboszlai che è un esterno di ottima tecnica. Non a caso gioca fisso nella sua nazionale ungherese».
In panchina è arrivato Marsch: cosa ha portato dagli Stati Uniti?
«Pur essendo americano, ha subito sposato la filosofia del Salisburgo, ovvero quella di Rose un anno fa, quella che prevede il pressing asfissiante a tutto campo».
E allora che partita si aspetta domani?
«Per me è una finale».
Ma siamo ancora a ottobre…
«Sì, perché all’inizio pensavo che il Liverpool potesse ammazzare il girone, ma dopo il ko a Napoli è cambiato tutto nelle gerarchie del gruppo che è diventato davvero difficile. Ora credo davvero che gli azzurri si possano giocare il passaggio del turno già domani contro il Salisburgo e non sarà una partita facile».
Perché?
«La squadra gioca bene, gode di ottima salute e soprattutto l’atmosfera sarà caldissima. Lo stadio sarà pieno e i tifosi spingeranno forte i loro ragazzi».
Dall’altra parte c’è il Napoli…
«Gli azzurri sono una grande squadra e lo scorso anno non sono arrivati secondi in serie A per caso. Il campionato italiano è difficile e la Juve è molto forte, ecco perché arrivare alle spalle dei bianconeri è un sintomo di forza non da poco».
Cosa pensa di Ancelotti?
«Credo sia uno dei più grandi allenatori del mondo».
E da ex attaccante c’è uno della batteria offensiva del Napoli che le piace di più?
«Impossibile fare un solo nome. Gli attaccanti del Napoli sono tutti fortissimi».