In conferenza stampa ce ne è, nel senso buono, per tutti gli azzurri, Ancelotti inizia dal capitano e poi svaria su più argomenti che il CdS ha riportato.
INSIGNE
Altro che poco brillante, a Genk: quella sera, in Belgio, ci fu un’analisi più ampia su Lorenzo Insigne, sulla sua condizione, sul suo rigore comportamentale, che ha spinto Raiola a presentare a Castel Volturno. Però è passata. «Lorenzo ha fatto un ottimo inizio di stagione, poi ha avuto un attimo di sbandamento. E glielo ho fatto capire questo con un gesto forte come la tribuna di Genk. Per me, quando è sereno ed è allegro, è un giocatore di fondamentale importanza; quando è ombroso, invece, non tira fuori le sue potenzialità. Io mi aspetto da tutti qualcosa in più».
IO, MERTENS E CALLEJON
Questo, volendo, può sempre esser un paese per “vecchi”, ma saranno loro, i trentatreenni Callejon e Mertens a deciderlo: «Dei loro rinnovi si parla da tempo, ma il rendimento di entrambi è sempre stato notevole. Il Napoli ha la volontà di tenerli».
IO E LE CRITICHE
Bisogna viverla, Napoli, nelle sue esasperazioni, a volte sull’orlo del catastrofismo dal quale Ancelotti si tiene lontano: «Tutto questo dramma non lo vedo. Alcune critiche mi sono sembrate eccessive e persino inventate. Abbiamo espresso livelli di gioco molto alti con il Liverpool e mostrato un’identità chiara sempre. C’è stato un solo infortunio muscolare, quello di Maksimovic e poi una serie di piccoli fastidi».
MILIK E YOUNES
Milik si scalda, Younes si carica: c’è la luce in quel tunnel nel quale il polacco ci è finito per problemi fisici e il tedesco ci si era infilato da solo, insorgendo a modo suo, quasi estraniandosi. «Milik sta bene, ha bisogno di giocare, è stato fuori un mese per problemi al retto addominale. Younes si è allenato molto bene e ha la possibilità di giocare certamente. E anche lui aveva avuto un periodo un po’ così: ma chi non è reattivo in settimana poi in campo non ci va, come si è visto. Questa è una regola».
La Redazione