Sabato 19 Ottobre alle ore 18,00 si giocherà allo stadio San Paolo la partita Napoli-Hellas Verona, occasione per gli azzurri di riprendere il feeling con i tre punti. Le pagine odierne de “il Roma” hanno intervistato il doppio ex del match Nando Coppola sul momento degli azzurri e degli scaligeri.
Che momento sta vivendo il Napoli ora? «Guardando le aspettative della piazza è un momento sicuramente non positivo, perché il bicchiere lo si guarda mezzo vuoto essendoci stata anche la sconfitta con la Juve – che di per sé rappresenta un termine di paragone». Che Napoli aspettarsi dopo la sosta? Questa squadra è composta da giocatori di spessore umano e tecnico, guidata da un allenatore che ha un’ampia esperienza a 360 gradi. Quindi parlo di esperienza, gestione, componente tecnica. Sono le due componenti che da sempre nel calcio hanno fatto sì che una situazione si ribaltasse da negativa a positiva. E questo avverrà sicuramente anche con il Napoli, perché parliamo di una grande squadra, di un gruppo importante guidato da un allenatore importante».
Verona avversario giusto da affrontare? «In questo momento il Verona sta facendo un campionato in linea con quelle che erano le aspettative. È una squadra che viaggia bene, molto propositiva e che rispecchia tanto le idee dell’allenatore. Ora c’è la consapevolezza da parte del Napoli di affrontare una neopromossa che però è una rivelazione. Questa può essere la componente giusta per affrontare bene questa partita. Oggi il Napoli è in una condizione generale dove non affronta le partite sottogamba, una crescita sotto questo punto di vista c’è stata negli anni. Adesso serve ritrovare continuità e quadratura; nel momento in cui avverrà, il Napoli viaggerà di nuovo a ritmi spediti come ha fatto negli ultimi anni, indipendentemente dall’avversario ».
Quanto è cambiato il Napoli dai suoi tempi ad oggi? «Si dovrebbero vivere dall’interno le situazioni per esprimere dei pareri. In termini di continuità il Napoli dell’Era De Laurentiis ha avuto uno score importante, una costanza importante. È ad altissimi livelli, lotta per traguardi importanti da tanti anni. Per quanto riguarda il Napoli di Ferlaino, c’era passione, un clima familiare, attaccamento particolare, tanti giocatori del settore giovanile che si affacciavano in prima squadra. Nei miei anni soprattutto, tra Serie A e Serie B, in prima squadra ci si allenava in tanti. I vari Scarlato, Longo, Malafronte, io, Panarelli, Dino Fava. Dimenticherò qualcuno, ma dalla Primavera alla prima squadra c’era un collegamento diretto. Oggi forse questo legame c’è di meno, ma è anche vero che a Napoli arrivano giocatori di caratura internazionale, la scelta della società è indirizzata verso altre squadre. Mi viene da pensare quindi ad un Napoli che prima era più “a conduzione familiare”. Non so se sia un bene o un male, ma dico che era divertente andare al Centro Paradiso, che era il cuore pulsante di quel Napoli. C’era un legame unico con chiunque. Ma sono situazioni diverse che gestisce chi è al comando della società». Ancelotti è l’uomo giusto per la panchina azzurra? «Il Napoli oggi nel panorama calcistico nazionale e internazionale è una società importante. Il blasone lo ha sempre avuto, l’appeal c’è sempre stato. Oggi anche in termini societari è importante così come lo è l’allenatore. Il binomio quindi è giusto».
Uno dei giocatori chiave è Meret: dove può arrivare con il Napoli? «Dipenderà sicuramente dal Napoli. Se Meret dovesse spiccare il volo ancor di più di come sta facendo ora e il Napoli dovesse trattenerlo – facendolo diventare un pilastro assoluto – allora potrà essere così. Ma dipenderà anche dal giocatore, perché sicuramente contano tanto le prestazioni in una piazza importante e difficile, dove le aspettative si rinnovano di partita in partita. Più lui manterrà alto questo standard e più guadagnerà la stima, la fiducia da parte di ambiente e società. Poi dipende anche dal mercato, che oggi è una continua opportunità per società e giocatori. Le esperienze passate insegnano che nulla è scontato».
E in Nazionale? «Faccio tanto affidamento sul vissuto che ha un portiere. Oggi Donnarumma è in vantaggio sicuramente per l’esperienza che ha maturato, per le cose belle e meno belle che ha vissuto sulla sua pelle, nonostante la giovane età. Questo ha arricchito il suo bagaglio tecnico, umano e morale. Ciò non toglie che le gerarchie oggi si fa molto presto a sovvertirle e potrà capitare anche a Meret. Auguro a entrambi il massimo, perché oggi esprimersi a favore dell’uno o dell’altro sarebbe ingiusto. Il verdetto lo darà sempre il campo e nel momento in cui arriveranno alla pari come esperienza, sarà sottile il filo della scelta, che dipenderà solo dalle sensazioni del ct».
Cosa serve al Napoli per entrare definitivamente tra le big d’Europa? «Penso che le tante vittorie del Milan – che ho vissuto da vicino – siano dipese da giocatori di valore. Il Napoli ne ha, però la struttura del Milan era composta da giocatori che sono stati inseriti giovanissimi e sono stati gli apripista per gli innesti futuri. Secondo me al Napoli questo un po’ è mancato negli anni. Mi verrebbe da pensare a Hamsik, che rappresentava la continuità tra il prima e il dopo. Chi arriva a Napoli e trova lui, Callejon, Reina (giusto per fare un esempio) fanno capire tante situazioni ai nuovi arrivati. Da ex giocatore ripongo tanta importanza in questa cosa ».
La Redazione