A poco meno di un anno dall’addio di Marek Hamsik, trasferito in Cina dopo dodici anni di Napoli, è più viva che Hamsikmai la nostalgia di un periodo indimenticabile. La mancanza di Marekiaro è di quelle che ti leva il respiro, a tratti sembra davvero insopportabile e la Napoli azzurra ancora non riesce ad abituarsi a non vederlo più in campo, con la sua leggendaria cresta. Una sensazione di vuoto direttamente proporzionale alla bellezza di un rapporto durato dodici anni, un rapporto d’amore tra un napoletano nato in Slovacchia e la città che lo ha adottato. Un amore che mai finirà, né da una parte, né dall’altra, secondo, forse, solo a quello tra Napoli ed il D10S. La nostalgia di Marekiaro, però, va oltre l’aspetto squisitamente sentimentale, assumendo i contorni di una mancanza incolmabile anche dal punto di vista tattico. All’indomani del suo addio, ci siamo interrogati su chi fosse in grado di accollarsi il peso della sua sostituzione in campo. Con Allan poco adatto in tal senso, la scelta è ricaduta su uno tra Fabiàn Ruiz e Piotr Zielinski. Lo spagnolo sembrava quello più adatto ad assumere la leadership della mediana, per motivi caratteriali oltre che tecnici, mentre il polacco pareva più adatto a ripetere le gesta del grande capitano, in particolare le incursioni da mezzo sinistro. I numeri, ad oggi, sono piuttosto impietosi, poiché la media punti, dopo Hamsik, si è drasticamente ridotta da 2,3 a 1,7 punti a partita. Probabilmente, la squadra azzurra non ha ancora metabolizzato del tutto il cambiamento epocale, tra l’altro coinciso con il cambio di guida tecnica. Tuttavia, rimane la ragionevole certezza che nessuno riuscirà a sostituire un calciatore dalle caratteristiche piuttosto singolari. La vita ed il calcio proseguono e sarà necessario trovare il definitivo assestamento tattico in grado di far decollare il nuovo ciclo azzurro, senza il suo famigerato numero 17. Ma quanto ci manchi capitano!
A cura di Riccardo Muni
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