Ci vuole Insigne, senza se e pure senza ma: ci vuole un scugnizzo, in questo Napoli, che ritrovi se stesso, la sua sensibilità artistica, quel talento che sappia riempire – a volte anche da solo, nei momenti bui – le partite. Ci vuole un uomo che avverta le responsabilità, le sappia gestire, evitando di lasciarsi travolgere dall’allergia al ruolo o al sistema. Ci vuole un pizzico di leggerezza per concedere al proprio impatto nel Napoli quella autorevolezza che vada al di là delle statistiche, dei gol e dei ricami personali, e che invece rappresenti il fascino d’un leader silenzioso, capace d’assorbire l’onore della prova d’una genialità che in quest’ultimo bimestre è rimasta soffocata. Ci vuole l’Insigne di un anno fa, umilmente abbagliante con il Liverpool e con il Psg, incurante di doversi appoggiare sulla fascia sinistra, nella propria coperta di Linus, è il valore aggiunto che il Napoli e Ancelotti aspettano per uscire da ogni forma di equivoco e ritrovarsi, serenamente proiettati nella propria, quasi naturale, dimensione. Insigne chiama Insigne.
Fonte: CdS