Gianfranco Lucariello si interroga:
“Spessissimo i silenzi fanno bene, sono addirittura la migliore medicina per stemperare situazioni e problematiche che destano più motivi di preoccupazione gettando l’acqua sul fuoco. Ma chi in qualche modo non è direttamente coinvolto non vivendole dall’interno, se non ha altro ha perfino il diritto-dovere di porsi delle domande, anzi di girarle a qualcuno che può fare chiarezza e risolvere problematiche all’ordine del giorno che affliggono la gente di fede azzurra. Al momento una sola persona può sciogliere questa intricata matassa che finora ha dato modo di attivare mille congetture, probabilmente anche sbagliate. Il primo riferimento chiama in causa è Carlo Ancelotti, un monumento del calcio internazionale, alla guida della squadra del cuore. Perseguendo una delle sue celebri storiche osservazioni “non sono venuto qui a pettinare le bambole”, viene voglia di intavolare con lui un qualche dialogo per capire a fondo da quale “male oscuro” è afflitto il Napoli. D’altronde per venirne fuori tocca proprio a don Carlo rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Ancelotti è un tecnico di qualità superiore con mille pregi acquisiti nel corso della sua più che onorevole carriera e saprà come risolvere una situazione un po’ allarmante giacchè non è questo il Napoli in cui lui stesso ha creduto alimentando i sogni e le speranze della gente ora preoccupata – al di là dei risultati – soprattutto delle prestazioni che ti fanno porre inquietanti interrogativi: costa sta succedendo al Napoli, fila tutto liscio?, si tratta soltanto di un calo fisico-atletico dei singoli o del collettivo, oppure c’è dell’altro, magari legato ai disorientamenti creati dal rivoluzionario incomprensibile per tutti turnover? Come può don Carlo – come ha fatto dopo la partita di Torino – sostenere di essere soddisfatto? No, non è stato convincente per niente l’allenatore. Anzi, autorizza l’interrogativo più forte e duole farlo: “Ma la squadra è con lui?”. A questo punto è anche il silenzio della proprietà a generare un altro interrogativo: come mai finora il presidente non ha battuto ciglio – e forse è stato meglio così – pur immaginando una sua bocciatura per l’andamento delle cose, mica gli fa piacere tutto quello che è avvenuto, compreso il caso Insigne. De Laurentiis tra l’altro neanche ha supportato finora tecnico e squadra con un intervento di sostegno, in particolare verso l’allenatore. Diciamo allora che il patron è alla finestra in attesa che maturi di qualcosa di buono e che il suo silenzio è in linea con il clima tempestoso che avvolge il Napoli ma va detto pure che da lui il preventivabile è sempre inaspettato e mai scontato. I suoi silenzi mai come adesso non sono stati e non sono così eloquenti“. Fonte: IL ROMA