Parla di pressioni per far assumere un ex calciatore nei ranghi di dirigente del settore giovanile, ma anche di un altro capitolo: quello del presunto monopolio nell’acquisto dei biglietti per le trasferte del Napoli in Champions e in Europa league – un migliaio di ticket per ogni trasferta -, da distribuire ai supporter delle due curve. Parole che portano la firma di Gennaro De Tommaso, l’ormai famigerato «Genny la carogna», boss dei «mastiffs», narcotrafficante condannato in primo grado a 18 anni di carcere, oggi collaboratore di giustizia in erba.
Un verbale esplosivo – almeno a giudicare dal tenore delle accuse lanciate a boss, ma anche a dirigenti del calcio Napoli -, che ha spinto la Procura partenopea ad aprire un fascicolo ad hoc. Indagine per estorsione, nel tentativo di verificare un’ipotesi ad effetto: i pm vogliono capire se in questi anni la società calcio Napoli (o magari uno solo dei suoi dirigenti) sia stata sotto scacco, sia stata cioè oggetto di pressioni estorsive da parte di gruppi di tifosi, a loro volta affiliati a clan cittadini.
Ipotesi racket, società sportiva parte offesa, verifiche in corso, mentre solleva fa scalpore l’ultimo retroscena che porta la firma di Gennaro De Tommaso. È la storia dei biglietti, dei ticket che sarebbero stati acquistati in stock dai capi ultrà. Spiega Gennaro De Tommaso: «Ho avuto contatti con il Formisano (si riferisce al dirigente Alessandro Formisano, manager che si occupa dell’area marketing, ndr), anche per avere la preferenza di poter acquistare i biglietti per le trasferte di Champions League e di Europa League per i tifosi delle due curve».
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Ma di quanti biglietti parla Gennaro De Tommaso? «Parlo di circa 1200 biglietti, che ci venivano venduti prima che potessero acquistarli gli altri. Voglio precisare – aggiunge il pentito – che abbiamo sempre pagato». Una circostanza su cui in un recente passato è stato ascoltato come testimone in Procura lo stesso Formisano, che – nelle linee generali -, smentì un trattamento di favore nei confronti dei tifosi azzurri, confermando invece la strategia societaria di tenere alla larga gruppi di facinorosi o pressioni malavitose di qualsiasi tipo. Ma torniamo al verbale di Gennaro De Tommaso, alla storia della presunta corsia di emergenza, al monopolio di ticket per le trasferte europee. Come avveniva lo scambio tra soldi e tagliandi? «Li ritiravamo presso i botteghini del San Paolo o presso le agenzie di scommesse sportive autorizzate. Ricordo anche che Formisano mi disse che era stato chiamato dalla Procura in merito a questo fatto», anche in relazione al malessere della parte sana di tifosi che – fiduciosi – si piazzavano inutilmente in fila davanti agli sportelli. Spiega ancora il pentito: «In effetti la gente vedeva che andavamo sotto i botteghini e prendevamo le buste con i biglietti. Si sparse la voce. La cosa è quindi continuata, ma il ritiro in questo caso avveniva presso le agenzie di scommesse». Una vicenda che Formisano – sentito ieri dal Mattino – ha deciso di non commentare, anche se da dati oggettivi appare evidente una cosa: tranne un breve periodo, in cui i biglietti sono stati realmente venduti dai botteghini, il club azzurro ha concordato con la Questura altre modalità di vendita.
Esiste – chiariscono fonti legali del calcio Napoli – una vigilanza della Digos sulla vendita dei biglietti, in particolare per le trasferte europee, che rende impossibile creare canali privilegiati o monopoli organizzati». Uno scenario che dovrà comunque essere messo a fuoco nel corso delle indagini. Al lavoro il pm Francesco De Falco, magistrato in forza al pool anticamorra guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, si cercano riscontri nelle storie messe a verbale da Gennaro De Tommaso. Una vicenda nel corso della quale la Procura dovrà verificare circostanze e retroscena diversi, più o meno riconducibili a un periodo precedente al maggio del 2014, quando Gennaro De Tommaso diventa famoso mentre placa la curva dei supporter azzurri, prima della finale di coppa Italia vinta dal Napoli contro la Fiorentina. Si va dal litigio con Lavezzi in discoteca, al successivo chiarimento negli spogliatoi di Castelvolturno grazie alla presunta mediazione di Pierpaolo Marino (che ha lasciato Napoli nel 2009, quindi molto prima dell’episodio raccontato dal pentito), per arrivare al presunto pressing imposto da due soggetti dei Lo Russo per ottenere l’assunzione di un dirigente del settore giovanile. Ricostruzioni che impongono verifiche, in un fascicolo in cui oggi si ipotizzano tentate estorsioni contro il calcio Napoli.
A Cura de Leandro Del Gaudio
Fonte: IL MATTINO