Ciò che non convince è soprattutto l’atteggiamento di una squadra che sembra essere spenta. Lo conferma anche Fulvio Collovati, che ne ha vissuti di momenti complicati, in mezzo ai tanti successi nella sua gloriosa carriera. Altra frenata del Napoli contro il Torino.
Cosa manca a questa squadra? «La mia premessa è che andare a vincere a Torino non è poi così scontato. Detto questo, si è visto un Napoli spento, privo di “cazzimma”. La voglia di vincere, la cattiveria è un’altra cosa. Un esempio ne è la Juve, che ha fatto lo 0-1 contro l’Inter, ma ha continuato ad attaccare. Ha pareggiato l’Inter ed ha continuato ancora di più, con tanta fame. Bisogna acquisire questa mentalità di voglia di vincere e secondo me al Napoli secondo me manca quello. Si può ridurre il discorso alle scelte, ma bisogna avere più fame dell’avversario ».
Da fuori che problemi emergono?«A volte gli allenatori quando si trovano 25 giocatori, per far giocare tutti, fanno eccessivo turnover. Io non sono favorevole, specialmente nelle prime partite di campionato. Ancelotti ha cambiato sempre formazione dall’inizio. Un giocatore non può già essere stanco dopo 5-6 partite. All’inizio serve dare un’identità alla squadra, che deve essere sempre quella. Poi dopo 10-15 partite si inizia a far ruotare chi è un po’ più stanco. Ma si comincia con quelli che stanno meglio».
La società come potrebbe intervenire in momenti come questo? «Penso non c’entri niente. La società quest’anno ha allestito una rosa competitiva da 25 giocatori. In avanti quattro attaccanti così l’Inter non li ha. Ha Lautaro, Lukaku e Sanchez, poi basta. Il Napoli ne ha almeno quattro importanti, centrocampisti che possono ruotare. Da questo punto di vista al momento la società non può avere nessuna responsabilità».
Quante colpe hanno i singoli giocatori? «Il Napoli si è trovato in una condizione dove ha pagato in fase difensiva. Questo perché Koulibaly – che reputo tra i migliori difensori al mondo – è arrivato in ritardo e ha fatto poca preparazione. Non solo, perché c’era da trovare l’intesa con Manolas ed il primissimo periodo questo ha pagato. Poi siamo arrivati alle scelte del centrocampo, dove anche Allan ha pagato l’essere fuori condizione. In avanti le scelte a volte hanno fatto discutere. Infine da non dimenticare Insigne, partito alla grande e ora è parecchio sottotono. Non bisogna farlo diventare un caso, altrimenti se dopo sette partite di campionato accade ciò te lo porti dietro tutto l’anno».
Da ex giocatore, cosa accade all’interno dello spogliatoio in momenti del genere? «Non credo alle dicerie sullo spogliatoio in questo momento. Queste cose vengono fuori quando la squadra non si esprime come vorresti e nello stesso tempo quando non arrivano i risultati. Ma non può uno spogliatoio dopo sette partite essere così in “ribellione” nei confronti delle scelte dell’allenatore. Per cui non credo ad alcun problema di questo tipo. Il problema più che altro è che Juve e Inter hanno nuovi allenatori, mentre il Napoli è partito da una base importante, migliorando l’organico. Quindi le aspettative erano più alte, ci si aspettava non servisse registrare di nuovo i meccanismi. C’è delusione nell’ambiente, ma si tende troppo a drammatizzare in momenti del genere oppure a essere toppo euforici dopo una vittoria importante. Insomma serve equilibrio».Fonte: Il Roma