Nodo da sciogliere, Fabian gioco maturo solo a sprazzi

Lo spagnolo non è ancora costante nei novanta minuti

Però ci sono stati i momenti in cui gli occhi si sono riempiti del Napoli, a volte part-time, altre, più raramente, per gli interi novanta minuti. E’ stato un football «maturo», europeizzato, abbagliante e quasi accecante (a Parigi e con il Psg, un anno fa; due volte con il Liverpool ma anche altre volte) nel quale si è intravista quella continuità ideologica che ha condotto sino ad Ancelotti, alla sua visione del calcio verticale, irriverente, mai muscolare e neanche rigorosamente codificato negli schemi, piuttosto qualcosa di sinfonico, alternativo nella sua modernità, senza offrire riferimenti. Un Napoli naif, che quest’anno si è acceso e si è spento, ma ha fatto tutto da solo prima a Firenze e poi a Torino con la Juventus, con il Cagliari, con il Brescia, in un gioco di luci e ombre che alla fine ha disorientato, perché poi l’ora e mezza con il Liverpool (e anche Lecce, la ripresa con il Cagliari, il primo tempo con il Brescia, i 90′ con la Sampdoria) sono testimonianza di una credibilità tecnica palpabile. Non c’è «tutto questo champagne» in giro per gli stadi italiani ma il Napoli ha pure ridimensionato, e drasticamente, la propria produzione di bollicine: e non dipende, non può essere, dalle gambe, la stagione è appena cominciata. Più probabile che manchi sempre e ancora quello slancio di maturità per credere in se stesso, in ciò che si fa e in come farlo, e smetterla di restare «bambini nel tempo».  

La Redazione

Fabian Ruiz
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