Ancelotti decide che è il momento di rendere libero Insigne: si dà un pizzico sulla pancia, fa una piroetta su stesso e torna da dove aveva iniziato, ovvero al 4-3-3 di cui aveva proclamato l’abiura 13 mesi fa ma che pare far parte della natura stessa di questa squadra (chissà, forse se ne sarà fatto una ragione). In realtà il capitano si abbassa tanto, ma molto meno di prima. Nella sostanza, però, il Napoli sembra ancora sotto effetto di sedativi: il ritmo stenta a decollare (anche se è cresciuta la velocità del giro palla rispetto alle ultime gare) e poco importa che in fase di costruzione Insigne si abbassi per dare una mano e che il Napoli, così, si muti in una specie di 3-4-3. In realtà quando il Napoli va avanti lo fa con più uomini che può. E sempre diversi. Il punto è: con poche idee. Di certo, il Napoli prende il pallone e si piazza nella metà campo granata: Mertens ritrova il centro dell’attacco e Lozano è lì largo sulla destra. Fino ai 30 metri è piuttosto agevole, poi arrivano gli intoppi anche perché Mazzarri ha armato Izzo e company di mattoni, trapani e tutto l’arsenale per alzare un muro gigantesco. La prima conclusione, al 9′, è di Fabian e poi il secondo tiro arriva da parte di Zielinski al 23′.
La Redazione