Il momento del Napoli è fatto di alti e bassi, dove si parla non solo di un calo fisico, ma anche mentale. Ovviamente si hanno le varie opinioni e non è mai semplice avere una risposta definitiva. Personaggi come Eugenio Albarella, noto preparatore atletico di fama mondiale, ha detto la sua nell’intervista a “ilnapolionline.com”, ma anche sul momento del calcio in generale e su altri temi.
In questi anni sei stato in Italia, in Giappone, Cina ed ora negli Emirati Arabi. A livello di preparazione atletico ci sono delle differenze secondo te? “Ho lavorato in questi anni tra squadre di club e Nazionali e differenze a livello di preparazione ce ne sono. Nel senso che con le compagini di club, stando tutti i giorni puoi avere un quadro della situazione più dettagliato a livello di feedback. Con le rappresentative invece la situazione è diversa, nel senso che non c’è un confronto quotidiano con i vari allenatori o i calciatori, devi avere il dono della sintesi, qualche giorno, oppure per un mese. Però sono a livello personale esperienze importanti come in passato con il Giappone, Cina oppure ora negli Emirati Arabi”.
Parlavi del Giappone e in Europa ci sono diversi calciatori nipponici, oppure orientali che non sono solo bravi tecnicamente, ma hanno anche resistenza. Come te lo spieghi? “Sono diversi i motivi di questo loro grande agonismo, oltre che di una spiccata tecnica e preparazione atletica. L’altra sera il Napoli lo ha visto con l’estero del Genk Ito, oppure i vari Wang e Minamino del Salisburgo, tutti calciatori che stanno facendo molto bene nei rispettivi campionati. In Germania, Belgio e Olanda non c’è limite degli extracomunitari e si punta a prendere calciatori di grande corsa, oppure come gli asiatici con tante caratteristiche, perciò il loro rendimento è sempre ad alti livelli”.
A proposito di preparazione atletica ti volevo chiedere della Premier League, dove spesso le squadre inglesi corrono più delle nostre. C’è secondo te una spiegazione in particolare? “Vorrei sfatare un falso mito proprio sulla Premier League e la serie A. Tutti pensano che in Inghilterra si corre di più che da noi, ma se uno controlla i dati, non c’è molta differenza. Secondo me salta all’occhio un aspetto che nel campionato d’Oltremanica c’è meno tatticismo rispetto che da noi, in Premier si copre tutta la zona di campo ed è per questo che si vedono partite spettacolari. In serie A invece si va alla ricerca del risultato e non sempre le partite sono come tutti vorremmo che fossero”.
In passato quando i calciatori subivamo la rottura del legamento del crociato, il tempo del rientro in campo era di 7/8 mesi. Ora con la nuova tecnologia di meno. Cosa ne pensi a riguardo? “C’è da fare un distinguo su questo aspetto, quando i calciatori rientrano ad allenarsi dopo 4/5 mesi, poi c’è da capire quando a livello fisico e atletico possono davvero ritornare ai loro standard. Indubbiamente la medicina e le varie strumentazioni hanno accelerato il tempo di rientro, però poi ci sta un percorso che i calciatori devono fare per essere effettivamente guariti”.
Ti vorrei chiedere del Napoli. Domenica eri presente al San Paolo contro il Brescia e come con il Genk, bene un tempo meno nella ripresa. Da cosa sono dipesi questi alti e bassi? “Io non stando nello staff del Napoli, non ti saprei dare una risposta precisa in merito. Da osservatore non che tifoso della squadra azzurra ti posso dire che è una questione mentale. La rosa del Napoli è formata da tutti grandi giocatori, ma escluso Lorente e Ancelotti naturalmente..,nessuno di loro viene da un vissuto di grandi vittorie…. Quindi il mio dubbio se questo gruppo, come mi auguro, sia in grado di gestire lo stress dell’obbligo della Vittoria o la concorrenza x difendersi il posto da titolare…”
Dei calciatori del Napoli c’è Giovanni Di Lorenzo che mister Ancelotti stravede. Cosa ti ha sorpreso in maniera particolare? “Lo vedo un ragazzo forte di testa, non ha alcun timore nel giocare in grandi palcoscenici, anzi gioca con la naturalezza e la leggerezza di un veterano. Non ci dimentichiamo che ha giocato in serie C e poi la B, quindi ha fatto la famosa gavetta, fattore da non sottovalutare. Ha il senso della posizione ed è sempre sul pezzo per il resto della gara, quindi davvero un acquisto indovinato da parte del Napoli”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco