Ancelotti non vive di simpatie o antipatie, con Insigne è stato chiaro

Ancelotti è dovuto salire in cattedra da bravo professore, quello che non prende di punta nessuno dei suoi alunni, quello che non è umorale e non vive di simpatie e antipatie. Il suo ruolo è quello di gestire un gruppo formato di tanti ragazzi e di farli rendere al meglio. Non usa fare preferenze, nemmeno se si tratta del capitano della sua squadra. In tal senso con Insigne è stato chiaro fin dal primo momento e probabilmente questo suo modo di fare non è stato digerito al meglio da Lorenzo che avrebbe preferito un trattamento diverso. Ecco perché sono arrivate le frecciatine in estate sul desiderio di giocare in un’altra posizione. Messaggi più o meno velati circa una precisa volontà di leadership da parte di Lorenzo. Ma le scelte le prende l’allenatore, che viste le circostanze e le necessità della sua squadra, ha ritenuto di percorrere altre strade. Parlandone sempre, perché Ancelotti è uno schietto, uno che le cose non le manda certo a dire, perché non si diventa «leader calmo» con la frusta ed i silenzi. E allora anche prima della partita di Genk, Ancelotti e Insigne si sono parlati: l’allenatore ha spiegato al suo capitano che non era rimasto soddisfatto delle prestazioni nelle ultime gare (su tutte quella col Cagliari) e gli ha fatto capire che in Belgio sarebbe rimasto a guardare. Lorenzo, dal canto suo, ha sperato fino all’ultimo minuto di riuscire a far cambiare idea all’allenatore e di essere schierato dall’inizio. Speranza vana.

Fonte: Il Mattino

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