Sono io che decido come “spiegare” Dante Alighieri ai miei alunni e, sono sempre io, a dover fare in modo che ognuno di loro esprima al massimo le proprie capacità. Spetta a me, come spettano a me le decisioni difficili. A volte mi tocca allontanare qualcuno dall’ aula perchè disturba, perchè ha un’ atteggiamento irrispettoso, perchè serva da lezione. A lui e agli altri. Ma, nel momento in cui, i miei schemi e i miei metodi non portassero ai risultati previsti, toccherebbe sempre a me studiare le strategie, i cambiamenti ed il modus operandi per fare in modo che ciò avvenga. In fondo, una squadra di calcio non è poi così diversa da una classe. Il Napoli deve sciogliere 3 nodi, uno per reparto e, trovare il modo per farlo e gestire le situazioni che ne conseguono, è compito di Ancelotti. E lui lo sa. La regia difensiva di Albiol, permetteva a Koulibaly di esprimere al massimo la sua straripante fisicità, liberandolo da altri compiti. Manolas ha altre caratteristiche, quindo adesso i tempi e le direttive spettano a Kalidou. Deve abituarsi e non è semplice. A centrocampo c’è vasta scelta, ma come spesso accade, ci si perde nell’ abbondanza. Zielinski e Fabian sono quelli dai piedi sopraffini, al momento, però, si pretende che siano ciò che non sono ancora: tuttocampisti. Ed il Napoli accusa questa “confusione tattica” che porta, spesso, Allan all’ impostazione. In una classe c’è chi può scrivere in versi, chi in prosa, chi in tutte e due, chi in nessuno dei due. Allan deve interdire, impostare la manovra lo induce all’ errore. Eccesso di fiducia di Ancelotti o arbitraria scelta del brasiliano? In ultima analisi, il reparto avanzato. Chi ha paura di perdere il posto, nonostante le rassicurazioni, finisce poi per perderlo. E’ la vita, non il calcio. Perchè l’insicurezza ed il timore ti portano al non esprimerti al meglio. In più c’è chi deve inserirsi e, pretendere che Lozano (che non è un top-player, meglio chiarirlo) lo faccia in un mese, significa volergli tirare la croce addosso. Allora, verrebbe da dire, come si esce da questa situazione? Nessun dramma. Riportando il calcio alle cose semplici: ogni uomo al suo posto, l’allenatore azzurro in questo è maestro, lasciando i numeri alla matematica e basandosi sulle certezze. Che il Napoli ha. Si chiamano duttilità, intelligenza, qualità e gol. In parole semplici: Di Lorenzo, Callejon, Ruiz/Meret e la coppia Mertens/Llorente. Gli altri a seconda delle condizioni fisiche e della brillantezza del momento. Come vedete, tutto si può criticare. I dogmi appartengono solo alla religione. Il problema è farlo con obiettività. Dire che il ragù della mamma, a prescindere, è meglio di quello della moglie, si può facilmente smentire. Basta ricordare le volte in cui anche al’ infallibile è venuto salato, il pomodoro era aspro, la carne dura. Se poi, lo si fa per criticare la moglie per il puro gusto di farlo, significa essere anacronistici, oltre che scadere nel patetico. E volendo, si può sempre tornare da mammà!
a cura di Gabriella Calabrese