Dovrebbe essere chiaro a questo Napoli da trascinare al di là della sua “linea d’ombra”, Ancelotti inseguirà le risposte che si sono smarrite nelle tenebre di mercoledì sera (i primi quarantacinque con il Cagliari) e poi nell’afa di domenica (i secondi con il Brescia): perché c’è un momento in cui, naturalmente e poi fisiologicamente, i giovani lasciano le mani delle mamme e dei papà e si intrufolano per sentieri (anche) pericolosi, ma da domare da soli. «Il calcio, che si sappia, è sofferenza, e quindi sarà così anche qui, in uno stadio che spingerà il Genk. A me il Napoli non è poi dispiaciuto, contro il Brescia: io mi sento a mio agio quando sto nell’area altrui, ma sto persino meglio, e vi sembrerà un paradosso, quando stiamo nella nostra. Perché io nel fortino ci sto bene». Fonte: CdS