Entrambi cresciuti nel Metz, entrambi francesi di nascita, entrambi arrivati nel Genk nel luglio del 2012. L’amicizia tra Kalidou Koulibaly e Julien Gorius, centrocampista svincolatosi dopo un’esperienza nel campionato cinese, dura ancora oggi.
Koulibaly ha avuto un inizio di stagione difficile a Napoli: quali potrebbero essere le cause? «Praticamente Kalidou, non ha fatto vacanze: solo due settimane per riprendersi dalla Coppa d’Africa. Poi, ci sono state tante voci su un suo possibile trasferimento in un top club. È qualcosa che può dare anche fastidio».
Pensa che possa essere l’ultimo anno di Koulibaly in azzurro? «Non lo so. Kalidou mi ha sempre raccontato del suo amore per la gente di Napoli: anche sua moglie si trova benissimo in città, i loro figli sono napoletani. Però stiamo parlando di professionisti, credo sia legittima una sua ambizione di arrivare a giocare in uno dei primi cinque club almondo che si sono interessati a lui».
Napoli è la seconda casa di Koulibaly. Che cosa le ha raccontato della città? «Solo cose straordinarie. Napoli lo ha accolto come un figlio, sente forte il legame con questa terra. Kalidou è al Napoli dal 2014 nonostante le tante offerte ricevute. Questo è anche il suo modo di sdebitarsi per il tanto amore dei napoletani».
Koulibaly è uno dei simboli alla lotta al razzismo. Le ha detto che l’Italia è un paese razzista? «Mi ha parlato dimolti idioti. Degli stessi che ci sono, purtroppo, in altri paesi del mondo.Ma non mi hai parlato di un’Italia razzista. È vero, però, che ha sofferto molto per gli insulti che ha subito».
A cura di Marco Giordano su Il Mattino