Lo scrive Ciccio Marolda sulle pagine del Corriere dello Sport:
“L’importante era vincere? Bene. E allora via nuvole scure, scongiurata la depressione da pallone e nascosti sotto il tappeto processi e divisioni. Sì, perché la malanotte col Cagliari, al di là del risultato e della classifica infelice, il danno più grosso l’aveva fatto frantumando all’improvviso le speranze e le certezze azzurre. E, diciamo la verità: procurando anche qualche strisciante e silenzioso malumore. Però quanta fatica anche stavolta. Però, anche stavolta quanti rischi. E allora: come ci si può fidare d’una squadra che mette in riga il Liverpool boss d’Europa, poi si rompe la testa contro i giovanotti di Sardegna e quindi soffre per un tempo intero anche con il Brescia? Già, come si può? Ecco, questo l’interrogativo che ancora insegue il Napoli fedifrago. Che, però, in attesa di dare e darsi una risposta, ha rimesso insieme i cocci sparsi tra Fuorigrotta e Castelvolturno, ha chiesto scusa a tutti con Ciruzzo e Manolas e s’è rimesso sulle tracce dell’Inter e della Juve in fuga. Ma aver messo sotto il Brescia corsaro di Corini, il Napoli infedele deve considerarlo non come la fine delle preoccupazioni, bensì solo il primo passo d’un percorso che resta complicato. E poi: lui s’è ficcato in questi guai e lui deve tirarsi fuori. Certo, la vicinanza della gente, così come ieri contro il Brescia, può dargli conforto e sicurezze, ma la caccia all’errore tocca a lui. E quella ai rimedi tocca a don Carlo progressista del calcio, riformatore del pallone, innovatore delle scelte, estremista del turnover, terrore delle formazioni. Riflessione: ma è possibile che da anni, ormai, il Napoli non riesca a trovare equilibrio in campo e a bordocampo? E’ possibile che nonostante la migliorata qualità e profondità della sua rosa debba soffrire ancora di enterite da prestazione e di paurosi e inattesi vuoti di gioco e di memoria? Certo, il passato è passato, la capa tosta di Benitez e il calcio sarricentrico degli ultimi anni non interessa più, ma il presente no. Il presente è un’altra cosa, ma per esserlo davvero forse deve saper coniugare la valorizzazione di tutti i giovanotti con la necessità, l’esigenza di dare al Napoli una squadra base attorno alla quale far girare tutti gli altri. Perché il dubbio è questo: e se fossero tutte queste rivoluzioni, tutti questi cambi di formazione a togliere alla squadra sicurezza, fiducia e conoscenza in campo? Vero, ieri Ancelotti è sceso dalle solite otto a quattro novità, ma domani come andrà? ”