Cinque partite, e tutte diseguali, occupando il campo ovunque – da trequartista, da sotto-punta, da esterno di destra e di sinistra e ovviamente da centrale – perché la classe non è acqua ma sgorga a ritmo continuo, pur nelle pause, e nei quattrocentocinquanta minuti vissuti da protagonista, Champions compresa, Fabian ci ha messo la faccia e il piedino, quella corsa ondeggiante con cui uncina il pallone con il mancino, la visione periferica e l’ampiezza avvolgente. Fabian Ruiz è una entità concreta che si è stagliata nel cuore del Napoli, secondo il Corriere dello Sport, se lo è conquistato a Firenze, ad esempio, per ammorbidire la partita e modularla nel finale; se lo è ripreso con la Juventus, e più compiutamente l’ha governato con Sampdoria e Liverpool sin dall’inizio, prima che Ancelotti, «divagando», ne richiedesse i bagliori sulla fascia di destra, in una versione inedita di novello Callejon.