L’opinione di Ciccio Marolda su Corriere dello Sport:
“Non è il gioco delle coppie in difesa e in attacco, bensì quello delle squadre la nuova frontiera del calcio di don Carlo. Il quale, a chi fa fatica a capire sino in fondo questo nuovo e soprattutto allargato principio del pallone, può sembrare anche un po’ eccessivo, un po’ smodato, persino un po’ smargiasso nel cambiare sette, otto giocatori da una partita all’altra. Ma per lui è così. E va tutto bene finché vince perché va pure nel segno della valorizzazione dell’intera rosa, perché fa felice il presidente e pazienza se tanta gente sta col fiato sospeso sino a quando non arriva il gol che fa respirare. O dannare, come il gol di Castro questa volta. Chissà, forse è questo il prezzo, alto, che il Napoli deve pagare alla rivoluzione, all’ingresso nel futuro, se è vero come è vero che un manipolo di squadre e allenatori sta provando a dare una mentalità diversa a tutto il movimento. E don Carlo è tra questi. Tra coloro che guardano avanti, che cercano il successo proponendo gioco, divertimento e ovviamente gol. Certo, però, tutti quei cambi, come s’è visto, sono pure un rischio, un’esagerazione e a differenza di chi ha vinto tanto mettono l’ansia addosso a chi un successo vero se lo sogna. E allora, che Dio assista, don Carlo, in questa sfida scudetto all’Inter che sta cambiando sesso (con Conte non sembra più la squadra femmina e volubile che raccontò Brera un tempo) e alla Juve, che vince, certo, ma che è anche un poco androgina avendo perso i “caratteri” di Allegri e non avendo ancora mutuato (se mai accadrà) quelli di Sarri.
Peccato, però, perché un po’ di meriti questo Napoli “smargiasso” li aveva conquistati e nonostante l’inopinata e immeritata sconfitta di ieri sera li conserva ancora. Intanto, è più sicuro di sé; poi, intende la bontà del gioco come strumento per vincere e non per divertire e basta (ma ricordate in quanti dicevano: a noi basta lo scudetto del bel gioco?); infine – e forse è la cosa più importante – questo Napoli finalmente unisce e non divide. Il tutti contro tutti non esiste più. Pure l’ignorante dittatura della condivisione: con me o contro di me, sembra scomparsa. Addirittura è in atto una migrazione di parte del tifo dal partito del “dagli a De Laurentiis” a quello del “viva il presidente”. E questa non è una novità. E’ una rivoluzione. Copernicana, è ovvio. Ma se non vince, c’è poco da fare, tutto inevitabilmente finisce a buone donne”. Fonte: CdS