Il successo ottenuto a Lecce, dagli azzurri di Carlo Ancelotti, è il premio alla maturità e alla lungimiranza di squadra, allenatore e società. La maturità sta tutta nell’approccio che ha avuto la squadra, reduce dal brillante esordio europeo. In molti temevano pericolose distrazioni, dopo il successo ottenuto contro il Liverpool, invocando alta concentrazione, come se si trattasse di affrontare una big. I timori della vigilia sono stati spazzati via fin dalle battute iniziali della partita, che il Napoli ha dominato in lungo e in largo. La maturità della squadra passa anche da Llorente, calciatore da alcuni definito vecchio ma che ha, nella presunta vecchiaia, tutta l’esperienza e la maturità di cui aveva bisogno il Napoli. Non è un caso se due dei quattro gol segnati dagli azzurri portano la sua firma. La lungimiranza, invece, si trova nelle scelte di mercato fatte dalla società e da quelle del tecnico di Reggiolo che, rispetto al match di Champions, ha cambiato tre quarti di squadra. Se in panchina, a Lecce, sedevano Mertens, Callejón, Lozano e Meret, due protagonisti di Champions quali Di Lorenzo e Mario Rui, mentre mancava Manolas sedeva in tribuna perché indisponibile, significa che la rosa a disposizione di Ancelotti è cresciuta di qualità. In campionato, per la prima volta dopo diversi anni, si profila una lotta scudetto che vedrà coinvolte tre squadre. Se nessuna delle tre darà uno strappo (al momento nemmeno la Juve sembra la corazzata imbattibile), assisteremo ad un torneo finalmente avvincente, che potrebbe riservarci delle piacevoli ed inaspettate sorprese.
A cura di Riccardo Muni