Lo stesso tecnico anticipò la volontà del Napoli di riscattarlo dall’Arsenal (circa quattro milioni versati nelle casse del club inglese), bypassando ciò che s’era stabilito da un punto di vista contrattuale, affinché scattasse l’obbligo di riscatto. Stando ai patti, infatti, David Ospina ne avrebbe dovuto totalizzare un minimo di 25, tetto non raggiunto soltanto per un’inezia. Una bazzecola davvero, poiché il colombiano quella conferma se l’era già guadagnata sul campo. Risultando determinante in più incontri (vedi Milan, Cagliari e Sassuolo in particolare, ma anche arginando ripetutamente Salah nel Liverpool-Napoli del dicembre scorso), con interventi non sempre ortodossi, ma efficaci. Lasciando ai piedi una porzione di salvataggi in extremis, tanto da essere ribattezzato Ospinik, in omaggio al Garellik del primo scudetto napoletano, autore apprezzatissimo di autentici miracoli coi “fettoni”. Ecco dunque l’altro “portiere che para” invocato dal buon Carletto, secondo di Alex Meret nella gerarchia ma – assieme al terzo Karnezis – valida “chioccia” per il giovanissimo friulano. Fonte: CdS