Mertens sa che raggiungere Maradona nella “Hall of Fame” è il sogno che si avvera

Poi, dicono il destino: era già tutto scritto, solo che non ce n’eravamo accorti, non avevamo capito (niente). E, d’altro canto, come avremmo potuto: Villa Fiorita e Lovanio sono così distanti, come un extraterrestre e un umano. Poi qualcosa è successo e ora, guardateli, sono quasi l’uno al fianco dell’altro, due passi ancora e poi il DM fiammingo affiancherà il DM argentino, il dio del calcio, e gli resterà incollato con quello sguardo da scugnizzo che ormai gli si è stampato addosso. «Non ci credo». E ci sta che resti sbalordito anche lui, ora che è arrivato a centotredici reti e che possa cominciare a sovrapporre la propria immagine a quella d’un Cristo calcistico che gli si porrà sul podio, però lateralmente, per lasciargli lo spazio per il sorpasso. Mertens come Maradona, ma chi diavolo l’avrebbe sospettato appena due anni fa o anche tre, nel momento in cui Maurizio Sarri uscì dalla «depressione» nella quale era piombato per essersi ritrovato senza Milik, e dopo aver perduto Higuain appena tre mesi prima, e decise che se lo sarebbe inventato lui il centravanti. Ci aveva già pensato, a dire il vero, il 28 luglio del 2016, nel ritiro di Dimaro-Folgarida, in una pausa pranzo vissuta dinnanzi al taccuino di un cronista petulante arrivato per scandagliare il fondale del mercato e provare a scovare il nome dell’erede del pipita, mentre Milik già aveva preparato le valigie: però sembrava servisse anche altro, per esempio Kalinic o anche Bacca o semmai Icardi, del quale comparve l’ombra tra le pale di un elicottero sempre pronto a decollare. «Mi piace l’idea di tentare con Mertens, ma vediamo».  Fonte: CdS

Mertens
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