Rischiano multe salate anche i clienti, che potrebbero incappare in sanzioni fino a 25mila euro, per non contare il rischio reclusione da sei mesi a tre anni, come ha spiegato il colonnello Giovanni Reccia, (comandante del Nucleo speciale tutela della privacy e frode tecnologica). Ora gli inquirenti puntano a risalire agli «abbonati» attraverso la traccia ip, l’indirizzo dell’apparecchio collegato a internet, ma anche ripercorrendo a ritroso le tracce lasciate sulle carte con cui sono stati effettuati i pagamenti.
«Oggi è il giorno dei complimenti e dei ringraziamenti perché due procure, Napoli e Roma, hanno condotto una straordinaria operazione internazionale che in questi mesi ha danneggiato tutto il sistema sportivo. Ma in questo settore la guerra tra guardia e ladri non è mai definitiva». Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, è soddisfatto per la grande inchiesta portata a termine dalla polizia postale e dalla guardia di finanza, tuttavia ritiene che i passi da compiere per debellare la pirateria siano ancora tanti.
Da qualche tempo per far capire quanti danni produce la diffusione di Pezzotto Tv avete anche approntato una campagna di comunicazione molto incisiva. Avete avuto riscontri positivi?
«Anche la prossima giornata in tutti gli stadi i calciatori sfileranno con lo striscione La pirateria uccide il calcio. Serve che i cittadini si rendano conto che quando vedono le partite attraverso canali illegali danneggiano anche loro stessi».
In che modo?
«Innanzitutto funziona come per le tasse: quindi se pagano tutti si paga tutti un po’ di meno. E poi bisogna comprendere che oltre a danneggiare migliaia di lavoratori che prestano servizio nel sistema calcio e nel mercato degli audiovisivi, si danneggiano anche i club per cui si fa il tifo. A Napoli, ad esempio, avete un presidente importante come De Laurentiis che potrebbe utilizzare quei proventi mancanti per comprare ancora un campione, per le strutture di allenamento o per potenziare le giovanili. Il Napoli ha un minimo budget rispetto al Liverpool e, se riesce a gareggiare con un club della Premier League come l’altra sera, lo deve solo a squisite capacità imprenditoriali perché i club inglesi soffrono meno la pirateria e hanno introiti superiori».
Dovremmo quindi imparare dagli altri?
«Al momento ci sono strumenti per contrastare i criminali, ma si può fare di più. In Francia, oltre alle multe, se un utente viene preso a guardare una trasmissione illegale gli si vieta l’uso di internet per tre mesi. Se prendessimo spunto da altre legislazioni potremmo sicuramente intervenire meglio».
Si aspetta collaborazione dal nuovo governo.
«Lo auspico e da parte nostra offriremo tutti gli elementi utili per aiutare il nuovo esecutivo a studiare nuove misure».
A parole è facile fare battaglie, il problema è che per nessun governo sarebbe popolare andare a beccare uno ad uno i fruitori delle tv pirata. Non trova?
«È una battaglia anche culturale che però va fatta e, ripeto, è nell’interesse di tutti: dei cittadini che pagherebbero meno di adesso, ma che porterebbe anche a salvaguardare posti di lavoro. Pensi solo al cinema italiano quanti danni riceve dalle trasmissioni illegali».
La sensazione è che senza colpire i clienti finali delle Iptv pirata è complesso risolvere alla radice il problema. È così?
«Il governo dovrebbe prevedere una maggiore collaborazione dei provider telefonici. Bisogna agire su tre fronti: punire le associazioni criminali, poi coloro che rendono possibili i servizi di streaming in Paesi come Olanda e Francia dove ci sono centrali immense. A queste – lo annuncio – chiederemo risarcimenti milionari».
E poi sugli utenti finali?
«Certo, ma serve la collaborazione dei provider telefonici perché è l’ultimo miglio delle trasmissioni illegali che va sanzionato».
Beccarli casa per casa insomma.
«Se è l’ultima ratio per far comprendere alle persone che stanno commettendo un reato allora bisogna arrivare anche ai singoli consumatori finali. È il senso di impunità che va combattuto, esigendo il rispetto delle leggi che deve valere per tutti. Se c’è un sistema illegale non possiamo far altro che mettere insieme tutte le forze disponibili per sconfiggerlo. Bisogna fare sistema: il governo con leggi più incisive, strumenti per le forze dell’ordine più efficaci e, infine, far collaborare anche le società di telefonia che forniscono internet nelle abitazioni. Se c’è davvero una forte volontà la battaglia si può vincere». Fonte: Il Mattino